Un milione e mezzo sperperato in permessi sindacali non dovuti. Più di 52mila ore di lavoro rubate. Mentre l'Atac sprofondava assieme ai conti in rosso, c'era chi non per noncuranza, ma intenzionalmente favoriva personaggi legati a sigle sindacali in cerca di distacchi e permessi extra a spese della municipalizzata e dei cittadini. È la fotografia con la quale la procura di Roma punta a portare a processo con l'accusa di abuso d'ufficio 13 indagati coinvolti nello scandalo dei permessi sindacali facili, scoppiato nel 2016, su denuncia dell'allora direttore generale Marco Rettighieri. I primi della lista sono i quattro dirigenti che, secondo la ricostruzione del pm Nicola Maiorano, tra il 2013 e il 2016, avrebbero permesso che la municipalizzata dei trasporti si trasformasse nell'Eden dei distacchi sindacali facili. Gli altri nove sono i sindacalisti che pretendevano favori per le rispettive sigle per poi ridistribuire le concessioni anche a chi non spettava.
Uno scandalo, per l'accusa, da addebitare innanzitutto a Riccardo Di Luzio, Saverio Lopes, Giuseppe De Paoli e Luca Masciola, a lungo top manager di Atac, ormai fuori dalla municipalizzata, che in veste di direttori delle Risorse umane e di dirigenti responsabili delle politiche del personale e contenzioso lavoro «concedevano permessi sindacali retribuiti eccedenti il monte ore spettante su istigazione dei rappresentanti sindacali». Azioni messe a punto, scrive il pm, «avendo contezza dell'esaurimento del monte ore spettante» tanto da procurare «ad altri l'ingiusto vantaggio patrimoniale rappresentato dalla corresponsione della retribuzione a fronte della mancata prestazione lavorativa». Sindacalisti pagati non per lavorare, insomma.
LE ACCUSE
Il capo di imputazione scandisce per ogni posizione chi avrebbe favorito e chi sarebbe stato favorito con l'ammontare dei danni. Il rappresentante dei lavoratori più favorito è risultato essere Roberto Terziani della Fast Confsal con 25.115 ore in eccesso pagate. Concessioni che si sarebbero aperte già nel 2013 con Di Luzio e Lopes che hanno concesso a Roberto Terziani (all'epoca della Filt Cigil) 5.888 ore di permessi eccedenti e 3.737 a Valentina Iori, portavoce della Ugl. Il calcolo continua con De Paoli e Lopes che avrebbero riconosciuto alla Faisa Cisal su sollecitazione di Fabio Buffoni 2.499 ore in più e all'Ugl di Valentina Iori 4.214, alla Sul di Francesca Tiseo 1.646 e alla Fast Consal di Paolo Ventura e di Roberto Terziani 3.458 ore. Per il periodo più recente, da fine luglio al dicembre 2015 (i calcoli si fermano allora) le concessioni riguardano la Fast Confsal con 12.949 ore in più retribuite, la Sul con 2.164 ore, la Faisa Confail su sollecitazione di Claudio De Francesco con 3.600 ore. Sigle per lo più interne e con pochi iscritti. Nel calderone è finito anche la Fit Cisl di Gianluca Donati per 155 ore in eccesso. Il numero dei sindacalisti e relativo monte ore di permessi pagati doveva essere calcolato, secondo la regolamentazione Atac, in base agli iscritti per ogni sigla e non a chi, secondo gli iniziali sospetti, faceva più pressioni.