ROMA Più che l'uno vale uno e i voti online su Rousseau, stavolta hanno prevalso i cari, vecchi sondaggi. Quelli mostrati a Luigi Di Maio, dove la «curva» del consenso, come si dice in gergo, è in salita per la linea anti-sbarchi (e anti-Ue) di Matteo Salvini e in picchiata, invece, per chi la pensa all'opposto. È con queste rilevazioni riservate che il capo politico del Movimento ha provato a domare la fronda più riottosa dei parlamentari - almeno una sessantina tra deputati e senatori, assicura chi si è messo a fare di conto spulciando le chat grilline - in questi giorni convulsi, col petroliere Diciotti ormeggiato a Catania. Il «favore popolare», dice chi è vicino al ministro del Lavoro, in questa fase coincide con la linea dura voluta dal capo del Carroccio. Dire altro rischia di far male al Movimento, considerando che la campagna elettorale per le europee, di fatto, è già iniziata. Per ora i malpancisti sembrano arretrare, almeno pubblicamente. Roberto Fico, dopo l'intervento di quattro giorni fa per «far sbarcare i migranti della Diciotti», non ha più dichiarato. La ministra Giulia Grillo, catanese, è rimasta in silenzio, con qualche imbarazzo, dopo essersi spesa per far scendere le donne vittime di violenza, con tanto di ispettori ministeriali inviati a bordo della nave. Il guardasigilli Bonafede ieri si è allineato con Di Maio: «Il governo è compatto, ma rispetto per i magistrati». Da quanto trapela, nelle prossime 48 ore dovrebbe essere organizzato un vertice tra i due vicepremier e il presidente del Consiglio Conte.
Archiviata la vicenda del petroliere, i gruppi grillini rischiano di entrare in fibrillazione per l'indagine su Salvini. Che fare se si arrivasse mai a una richiesta di autorizzazione a procedere al Senato, dove il leader leghista è eletto? La senatrice Paola Nugnes ieri lo ha scritto addirittura su Facebook, dritto, così: «Sono per l'autorizzazione». Altri non si espongono, ma mugugnano in privato. Nel frattempo, forse per offrire una sponda all'ala sinistra dei Cinquestelle, ieri notte sul blog di Beppe Grillo è comparso un intervento di Alessandro Di Battista, incipit: «Esiste un'Africa che soffre». Poi c'è un colpo alla Ue, uno al centrosinistra che ha governato prima, ma in coda ecco l'idea che il «primo diritto» dell'Africa sia «quello a restare». Che un po' richiama il salviniano «aiutiamoli a casa loro».