ROMA Quella che inizia oggi potrebbe essere una settimana decisiva per l'inchiesta affidata alla procura di Genova sul crollo del viadotto Morandi che, alla vigilia di Ferragosto, ha portato con se 43 vittime di cui due bambini. Da un lato Salvini che accusa i pm di essersi concessi tempi troppo larghi prima delle iscrizioni al registro degli indagati, dall'altro Regione e Comune che spingono perché sia rapidamente demolito quel che resta del ponte, sono tutti fattori che spingono gli inquirenti ad agire in tempi rapidi, specie in vista di un incidente probatorio sulle macerie (analisi da fare alla presenza dei consulenti indicati dagli indagati e dalle parti civili).
INCHIESTA CONTABILE
Contemporaneamente, anche la procura presso la Corte dei conti genovese ha deciso di avviare i primi accertamenti. Le indagini contabili sono appena partite, ma l'idea del procuratore Claudio Mori è di valutare i danni per lo Stato causati dal crollo, sia nei confronti del concessionario (se dovesse essere ritenuto responsabile) sia per il ministero dei Trasporti e il Provveditorato alle opere pubbliche. Se sarà confermato che il ponte è crollato per problemi di carenza di manutenzione agli aspetti penali potrebbero sommarsi quelli di danno economico con conseguenze, per i funzionari pubblici, anche sull'avanzamento di carriera.
DI MAIO: COSTRUIREMO NOI
A Roma, nel frattempo, Luigi Di Maio con una lunga intervista a Skytg24 ha chiuso ogni trattativa sul futuro del ponte, spiegando che punta ad affidare presto i lavori ad un'azienda controllata dallo Stato, «con manager di Stato, Autostrade deve al massimo metterci i soldi». La lettura del vicepremier è che il viadotto è stato «gestito male dal privato perché doveva fare profitto». Dunque Aspi può dare i soldi per la ricostruzione «facendo metà del suo dovere», «però il ponte lo deve ricostruire un'azienda di Stato, con manager di stato, così possiamo controllare la qualità». La linea governativa potrebbe concretizzarsi in un incarico ufficiale la candidatura di Fincantieri, il cui amministratore delegato Giuseppe Bono proprio a Genova pochi giorni fa aveva detto che l'azienda «è in grado» di ricostruire il ponte, dal momento che «ha tutte le capacità e le conoscenze per costruire un'opera di questo genere», visto che ne sta realizzando «quattro in Belgio». Fincantieri, quotata in Borsa nel 2014, è attualmente controllata da Fintecna (che fa totalmente capo a Cdp), con una quota del 72% circa, e quindi avrebbe tutte le credenziali richieste da Di Maio in termini di azienda di Stato. Tra l'altro la stessa Cdp ha annunciato l'intenzione di attivarsi con Regione Liguria e comune di Genova per misure di sostegno alle infrastrutture. In settimana, ha conclusio Di Maio, il ministro delle infrastrutture Toninelli «pubblicherà i contenuti integrali della concessione».
Più complessa è la discussione sul cosa fare di quel che resta del viadotto. Nel novero di chi dice che buttare giù tutto non è indispensabile, ora c'è anche Marco Rettighieri, ex dg di Atac e ora responsabile dei lavori sul Terzo valico: «Io credo anche se dovrei fare ulteriori verifiche, che sia possibile incatenare quel che resta senza abbattere tutto - spiega al Messaggero - salvando le case e le aziende sottostanti e costruendo una deviazione di acciaio», propone. Sulle macerie, potrebbe però esserci un rischio amianto: «All'epoca della costruzione il cemento veniva rinforzato con la fibra, ora che la struttura è rotta potrebbe disperdersi».