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Pescara, 24/11/2024
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Data: 28/08/2018
Testata giornalistica: Il Centro
E D'Alfonso si rivolge alla Procura. Il senatore Dem deposita l'esposto-denuncia contro Bellachioma. Il caso del post del Leghista

PESCARA Lo aveva annunciato, e ieri il senatore Pd Luciano D'Alfonso ha depositato alla procura di Roma e in tutte le procure abruzzesi l'esposto-denuncia nei confronti del deputato abruzzese della Lega, Giuseppe Bellachioma. «Se toccate il Capitano vi veniamo a prendere sotto casa. Occhio», aveva scritto Bellachioma sul suo profilo facebook, dopo aver saputo dell'indagine per sequestro di persona sul ministro dell'interno, Matteo Salvini, in relazione ai fatti della nave Diciotti. In un post successivo Bellachioma si era poi scusato, spiegando che non era sua intenzione minacciare la magistratura. E che era stata una leggerezza detta dall'emotività. Le scuse non sono bastate, perché D'Alfonso ha mantenuto fede a quanto annunciato, presentando l'esposto-denuncia ai sensi dell'articolo 338 del Codice penale, che persegue la «Violenza o minaccia a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti».Destinataria della frase choc, scrive D'Alfonso nell'esposto «la magistratura nel suo complesso e in particolare quella impegnata nell'indagine citata. Il post-avvertimento è ancora visibile sulla pagina pubblica di facebook di Bellachioma, per cui non sussistono dubbi sotto il profilo probatorio». E ancora: «Le intenzioni dichiarate nelle scuse», si legge ancora nell'esposto, «non possono annullare la condotta oggettiva, che si è cristallizzata in una forma espressiva dotata di chiare potenzialità. Le scuse non determinano reversibilità», per D'Alfonso, «rappresentano solo ammissione e le motivazioni addotte - leggerezza ed emotività - oltre a non persuadere denotano un pericolo ancora maggiore». Quelle dichiarazioni, per D'Alfonso, «sono di una gravità inaudita e destano grande preoccupazione soprattutto in considerazione del ruolo di spessore e rilievo nazionale ricoperto dal dichiarante». Per il senatore Dem «la valenza fortemente intimidatoria è potenziata dal luogo virtuale utilizzato e dalla connessa enorme pervasività», oltre che «dalla mancata presa di distanza da parte dei vertici di partito da dette dichiarazioni che ne risultano, così, rafforzate».

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