PESCARA La tragedia del Morandi a Genova continua ad allarmare l'Abruzzo, in particolare per A24 e A25. E non ha stemperato inquietudini e apprensioni, l'aver appreso direttamente dal vicepresidente di Strada dei Parchi che le due autostrade non sono antisismiche. Gli interventi effettuati di antiscalinamento, infatti, riguardano un primo lotto di lavori per la messa in sicurezza, a cui deve seguire peraltro un secondo lotto di lavori altrettanto urgente. «Occorre pertanto rompere incertezze e indugi, riducendo i tempi burocratici ministeriali necessari a sbloccare le risorse, previste per l'anno 2022, ma che potrebbero essere anticipate dalle Regioni Abruzzo e Lazio attraverso l'utilizzo dei fondi Masterplan. Qualora il Ministero pensa a soluzioni diverse lo chiarisca e dica con tempestività e chiarezza con quali risorse, modalità e tempi intende procedere alla messa in sicurezza delle nostre strade».Così dichiarano Sandro Del Fattore (Cgil regionale), Silvio Amicucci (Fillea) e Franco Rolandi (Filt), che affrontano più di un problema. Come quello della vita media del cemento armato. «Ricordiamo che le infrastrutture viarie in Italia sono state costruite essenzialmente nell'immediato dopoguerra, mentre l'A24 e l'A25 (attualmente Strada dei Parchi) sono state iniziate nel 1960 ed aperte nel 1969», dicono i tre sindacalisti. «Con le loro 54 gallerie, 147 viadotti e 6 ponti, hanno posto fine all'isolamento a cui l'Abruzzo era relegato. Ma a distanza di cinquant'anni iniziano a dover fare i conti con il tempo e con l'usura dei materiali con i quali sono stati realizzati. Si consideri che il cosiddetto "ciclo del cemento", ha una vita media di settant'anni».«Rispetto al dibattito politico che si è aperto in conseguenza della tragedia di Genova», continuano i sindacati, «torniamo a sottolineare la necessità di una riflessione sui modelli di gestione delle reti viarie autostradali le quali ognuna ha la propria storia e peculiarità». Ma anche i pedaggi sono una priorità.«Le due autostrade A24 e A25 sono tracciati che non presentano un'alta incidenza di traffico e di utenza, ma non per questo sono giustificabili costi dei pedaggi che sono particolarmente elevati», affermano dalla Cgil. «Quanto sopra pone la necessità di una riflessione collettiva sul modello di gestione che debba contemperare l'esigenza di contenere i pedaggi, la costanza delle manutenzioni, gli ammodernamenti, la sicurezza della rete viaria, la convivenza con un territorio altamente sismico e, non da ultimo, la consapevolezza che tale infrastruttura sarà di fatto l'unico collegamento fra l'Abruzzo e la Capitale, fino a quando», concludono, «non verrà garantito una vera alternativa ferroviaria per quanto attiene i tempi di percorrenza».