Quattro righe, una notizia che viene accolta come lo sbarco sulla luna tanto è inattesa improvvisa incredibile, e si scatena un apriti cielo nelle fila del Pd. A scatenare l’inverosimile è Michele Fina, democrat marsicano che da mesi chiede, a voce per iscritto in assemblee periferiche e in tutti i luoghi della terra, un’assemblea del Pd per analizzare la batosta del 4 marzo, rimediando silenzi e qualche volta persino pernacchie. Ieri scrive su Facebook che, udite udite, il prossimo 7 settembre si terrà l’assemblea regionale del Pd, la prima dopo le elezioni politiche. E che finalmente si potrà dare una nuova guida al partito: quale guida, scrive Fina, lo decideremo in quella occasione (della serie: se voi nelle segrete stanze avete scelto Renzo Di Sabatino, noi ce ne freghiamo).
Il primo a risentirsi, offeso nella sua dignità, è Camillo D’Alessandro che oltre a fare la politica su Facebook 24 ore su 24, e il parlamentare imposto da Luciano D’Alfonso, è anche presidente del partito: io non sapevo nulla, da dove salta fuori questa notizia, chiede il parlamentare vilipeso.
Entra in punta di piedi e poi tira fuori tutto il suo risentimento, il buon Camillo:
“Io non so nulla, visto che la dovrei convocare io… C’è la festa nazionale, subito dopo”.
Insomma, il partito è allo sbando ma lui si preoccupa di chi lo ha, eventualmente, scavalcato.
Fina gli ricorda che alla fine della direzione regionale lui stesso aveva annunciato la convocazione dell’assemblea regionale. Ma nel frattempo sono passati mesi, non giorni, mesi.
Camillo coglie la palla al balzo: l’assemblea non ci sarà il 7 e come si fa, se c’è la festa di mezzo? E da qui cominciano a partire gli insulti, mentre in mezzo i poveri militanti si chiedono dove abbiano sbagliato a dare fiducia a questo partito.
La tensione sale alle stelle, tra un insulto e l’altro Fina ricorda a Camillo che ripete come un ossesso a chiunque lo critichi che lui è stato eletto non si sa quante volte (come se avesse conseguito quattro master alla Columbia university) e invece gli altri tutti sfigati, che grazie alla politica Camillo si è portato a casa 2 milioni di euro in 13 anni di Regione.
Nella rissa si infila Massimo Cialente, e anche lui ricorda a Camillo che sarebbe ora di convocare l’assemblea, e anzi il suo commento
“disvela il caos nel quale siamo al Regionale come all’Aquila. Come presidente dell’assemblea l’avresti forse dovuta convocare tu già da tempo, e indipendentemente dalle indicazioni della segreteria credo che il 7 ci debba convocare, ed è già tardi”.
Insomma l’ex sindaco dell’Aquila mette anche lui il povero Camillo con le spalle al muro sulla pubblica piazza di Facebook.
“Ma cosa si aspetta? Il nazionale? Ma se abbiamo le elezioni a breve”.
Inutilmente tenta di stoppare la rissa Maurizio Di Nicola, suonando il gong. Camillo ferito nell’orgoglio andrebbe avanti fino a notte fonda, tanto alla Camera c’è poco da fare.
E alla fine, la facebook-story si chiude con le parole del marsicano Michele Fina mutuate da Silone: “Un cittadino ed un cafone difficilmente possono capirsi”. E aggiunge ironicamente: a scanso di equivoci, il cafone sarei sempre io. Ma chi ci crede.