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Pescara, 24/07/2024
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Data: 03/09/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Ecco le 33 verifiche rimaste nel cassetto. La Regione rivela: la maglia nera va alla Provincia di Chieti

CHIETI Trentatrè come gli anni di Cristo. O come le verifiche tecniche sui ponti rimaste chiuse in un cassetto. Verifiche finanziate con soldi pubblici e mai fatte. A indossare la maglia nera, nella classifica molto attuale della sicurezza delle opere strategiche, è la Provincia di Chieti. Che ha avuto quindici anni di tempo a disposizione, oltre che 584mila euro, di cui 438mila finanziati dallo Stato, per controllare i propri ponti. Ma non lo ha fatto.A denunciarlo è la Regione Abruzzo. Lo ha scritto il 28 agosto scorso su un documento di cui il Centro è venuto in possesso. Si tratta di una lettera che il Servizio di prevenzione dei rischi di Protezione civile ha inviato al Dipartimento Infrastrutture e Trasporti per fare il punto della situazione dopo la catastrofe del ponte Morandi a Genova e la circolare del Ministero dei Trasporti che ha chiesto, in fretta e furia, agli enti locali gli elenchi delle infrastrutture a rischio.Ed ecco che da questi elenchi spunta il record negativo detenuto dalla Provincia di Chieti: un documento, che pubblichiamo a destra nella pagina, in cui accanto a ciascun ponte o viadotto compare la scritta laconica "da annullare", perché le verifiche di vulnerabilità sismiche non sono mai state eseguite. Anche se i soldi pubblici per farle sono stati erogati. Negli altri elenchi, che riguardano le Province di Teramo e Pescara, con L'Aquila esclusa per via ovviamente del terremoto del 2009 che ha imposto la rimodulazione di tutte le attività pianificate dalla Regione, la situazione è totalmente diversa. La "virtuosa" Teramo ha monitorato tutti i suoi 25 ponti; Pescara ne sta controllando 50 e ne ha già testati 13. Torniamo alla maglia nera d'Abruzzo. La richiesta di verifica tecnica dei ponti parte da molto lontano. È il 20 marzo del 2003 quando lo Stato la impone per gli edifici e le infrastrutture strategiche d'Italia «ai fini di protezione civile o rilevanti per un loro eventuale collasso», si legge sul documento in nostro possesso. Due anni dopo, nel 2005, la Regione approva l'elenco delle opere da monitorare e dà il via a una maxi operazione di prevenzione da terminare in cinque anni, cioè nel 2010. Ma il terremoto dell'Aquila sfascia i conti e la scadenza viene più volte prorogata fino al 31 marzo del 2013. La Regione e lo Stato intanto finanziano due tipi di interventi: la verifica degli indici di vulnerabilità sismica e i lavori di manutenzione o adeguamento sismico con un importo totale di 4,6 milioni di euro. Ma la Provincia di Chieti non fa nulla per i suoi 33 ponti, tra cui spiccano i viadotti che circondano il capoluogo, come quello che attraversa la Colonnetta o gli altri due che dall'A14 a Dragonara e dal casello di Brecciarola dell'A24 salgono in città. Da quel 31 marzo del 2013 trascorrono altri cinque anni di inerzia. Ma il primo marzo di quest'anno, appresa la certezza che buona parte delle proprie infrastrutture sarebbero passate all'Anas, la Provincia teatina chiede alla Regione di annullare le 33 verifiche per dirottare il mezzo milione di finanziamento, fino ad allora rimasto chiuso in un cassetto, ai lavori per il ponte sul fiume Sangro, quello con i pilastri che appaiono sconnessi e che, dopo la tragedia di Genova, è stato chiuso per due mesi.Ma il 28 agosto scorso i tecnici della Regione hanno estratto il cartellino rosso per denunciare quindici anni di ritardi.

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