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Pescara, 24/07/2024
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Data: 04/09/2018
Testata giornalistica: Rassegna.it
Genova: ricostruire presto, ricostruire bene. Genovesi (Fillea Cgil) a RadioArticolo1: “Quello del ponte Morandi è il crollo più tragico, ma non è il primo. Le infrastrutture italiane sono vecchie, per questo servono investimenti consistenti. Il sindacato è pronto a dare il suo contributo”

Non si ferma il dibattito pubblico sul crollo del ponte Morandi. Lo sbriciolamento del pilone 9, a Genova, oltre a uccidere 43 persone e a creare un esercito di sfollati, ha generato una città divisa a metà, con lunghe code e traffico sulle strade. Ma il crollo sta rallentando anche l'economia della città, della regione e forse dell'intero Nord Italia. Intanto, Autostrade spa e tutto il sistema delle concessioni continua a essere sotto accusa. “Come sindacato, però, non ce la caviamo ricordando che da almeno tre anni siamo impegnati a chiedere un Piano straordinario di manutenzione, in particolare dei viadotti. Perché questo è il crollo più tragico per numero di morti, ma non è il primo. Il 70% delle infrastrutture viarie italiane, in realtà, è stato costruito tra gli anni 60 e gli anni 70”. A dirlo, ai microfoni di RadioArticolo1, è Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil.

Quindi, al di là degli interventi di manutenzione ordinaria, per Genovesi c'è un problema di “esaurimento del ciclo di vita del cemento, del calcestruzzo e degli acciai”. Questo è il motivo per cui il sindacato sta spingendo “perché si passi a un equilibrio diverso tra grandi opere e manutenzione”, senza però metterli in conflitto. “Perché la manutenzione serve per l'ordinario, ma le grandi opere servono ad alleggerire il trasporto su gomma, e quindi a decongestionare anche le realtà dove ci sono poche arterie principali”. Quello di Genova, insomma, è “un caso complicato, visto che si tratta di una città che possiede un grande porto, ma purtroppo è anche un caso emblematico”.

Oggi, tra l'altro, “esistono tecnologie che possono monitorare ponti e viadotti anche dal punto di vista del depauperamento dei materiali e della sicurezza” e che “vengono poco usate”. Ma al contempo, per il segretario della Fillea, ci sono opere che “hanno proprio finito il loro ciclo”, quindi “si deve porre più spesso il problema dell'abbattimento e della ricostruzione”. Il tema della manutenzione, in ogni caso, resta determinante. Non a caso, Fillea e Cgil hanno in parte spostato la propria attenzione proprio su questi aspetti, “come nel caso dei contratti di servizio di Anas o di Ferrovie”. Il vulnus, però, sta soprattutto nella “sproporzione tra investimenti pubblici e privati ordinari e una rete infrastrutturale vecchia che ha bisogno di molti più soldi”. Visto che mancano risorse, infatti, “gli interventi sono sempre parziali”.

Tornando al crollo del ponte Morandi, i sindacati si sono subito “messi a disposizione”. In questo momento i lavoratori edili di Genova sono tutti rientrati in attività e stanno facendo tre turni h24, “perché va ripristinato un minimo di viabilità”. Stiamo interloquendo con il nostro solito atteggiamento – spiega Genovesi –. Siamo a disposizione della ricostruzione, pronti a dare il nostro contributo. Quando si aprirà la discussione sulle prospettive, invece, diremo la nostra”. Il primo messaggio unitario di Fillea, Filca e Feneal, però, è chiaro: “Siamo pronti. Gli operai sono rientrati dalle ferie, chi era in cassa è ovviamente rientrato in produzione, e abbiamo già fatto l'accordo per il lavoro su 24 ore. Perché in questo momento la priorità è decongestionare il più possibile il traffico di persone e merci di Genova”.

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