PESCARA Convocare una riunione al più presto. Per parlare delle condizioni del ponte del mare, inaugurato nel 2009 e quindi vicino ai primi dieci anni di attività. Lo chiede il senatore Luciano D'Alfonso che lancia la sua richiesta al sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, in una lunga lettera in cui spiega dettagliatamente i motivi del suo interesse per la manutenzione di quest'opera. Il ponte, voluto proprio da D'Alfonso per unire le due parti della città divise dal fiume, è ormai diventato il simbolo del capoluogo adriatico. E ha conquistato il primo posto tra "Le attività più amate a Pescara" nella pagina di Tripadvisor dedicata a Pescara. E di questa infrastruttura parla anche una scheda dettagliata realizzata su Wikipedia.
NO ALLARMI. Non lancia allarmi, D'Alfonso, ma invita all'operatività, alla concretezza. E prova a dettare l'agenda da rispettare. Chiarisce subito che non è stato spinto «dall'emotività del momento». La sua riflessione, quindi, c'entra poco o nulla con il crollo del ponte Morandi, anche se l'associazione di idee potrebbe essere per molti immediata, automatica. Per mesi, ammette lui stesso, ha pensato di scrivere al sindaco di Pescara per affrontare il tema delle «condizioni di salute del ponte».E ora non può «attendere ulteriormente». L'unica ragione per la quale «ho tardato fino ad oggi è proprio per non iscrivermi al gonfio partito degli emotivi», dopo la tragedia di Genova, spiega nella missiva. L'ex presidente della Regione ricorda che c'è «un regolamento di manutenzione» di cui tenere conto. E non è «un elemento di ornamento, non è un elemento di esibizione, non rappresenta un arricchimento liturgico ma è la dritta che deve testimoniare come quell'opera vive, come consente funzionalità e come richiede periodicamente, ripetutamente, insistentemente e crescentemente attività di manutenzione», che significa «mantenere il livello della originaria funzionalità iniziale». Dopo i primi dieci anni di «esercizio», dice ancora, serve «un lavoro periodico di guardianìa, di osservazione, di verifica» per poi procedere con «una manutenzione coerente, adesiva, rispettosa di tutte le modifiche, anche lievi, che si producano».
LE VERIFICHE. Pensando ai particolari del ponte e volendo ipotizzare il da farsi come se fosse un ingegnere, il senatore suggerisce di «visionare e verificare tutti i punti di congiunzione e di tensione strutturale. E non credo sia sufficiente che passi qualcuno a fare una benedizione sostanziale», aggiunge D'Alfonso chiedendo al Comune di attivarsi seguendo la strada del pragmatismo. Rivolgendosi ad Alessandrini ne sottolinea «il rigore e la cultura delle regole» e proprio appellandosi a queste qualità D'Alfonso chiede che si apra «un dossier tecnico e che torni ad essere centrale il regolamento di manutenzione del ponte». Esorta l'amministrazione a essere «esigente» nelle attività periodiche di verifica e accenna anche a chi deve occuparsi del ponte, a Palazzo di città: dai funzionari al dirigente, passando per «il titolare della funzione» e per i professionisti «che sanno volere bene all'opera». Tutti, dice, «dovrebbero e potrebbero guardare l'opera e valutare quanto la sua collocazione possa o potrebbe portare nocumento, in ragione della presenza dell'acqua».
LA RIUNIONE. Sono questi i motivi per cui D'Alfonso sollecita il sindaco a convocare una riunione «al più presto con competenze interne ed esterne». E invita ad a «richiamare colui che ha collaudato, «direzionato» i lavori e svolto attività di progettazione». Sa già che suggerimenti del genere possono generare riflessioni di un certo tipo e perplessità. E aggiunge subito dopo, nella lettera: «Spero che non si alzi un denuncista che dica che io sto scrivendo per produrre comodità al progettista o al collaudatore poiché credo che queste due figure, se venissero chiamate, lo farebbero anche gratuitamente».
NIENTE ERRORI. Il consiglio di D'Alfonso è che alla riunione vengano invitate «delle competenze» e che venga assunta «una postura di idonea premura» per quanto riguarda la manutenzione del ponte, entrato «tra i beni comuni della città», come direbbe Stefano Rodotà. «E non possiamo fare neanche un millimetro degli errori che altrove l'Italia purtroppo ha patito», conclude D'Alfonso.