PESCARA Non bastano tre mesi per organizzare le elezioni regionali, e neppure quattro. Per i tecnici della Regione, che ieri si sono riuniti all'Aquila, ne occorrono almeno cinque per evitare un flop. L'Abruzzo dovrebbe votare a febbraio del 2019. Una notizia che non piacerà a chi vuole che si torni subito alle urne.
PERCORSO A OSTACOLI. Stando all'analisi emersa ieri pomeriggio dalla prima di una serie di riunioni, un'analisi che giovedì sarà portata all'attenzione del presidente vicario Giovanni Lolli e del presidente del Consiglio, Giuseppe Di Pangrazio, gli ostacoli per garantire un'elezione senza falle non si risolvono nei tempi previsti da statuto, legge elettorale e regolamenti. Non lo dice la politica ma l'apparato dirigenziale della Regione che conosce i fondi disponibili nel bilancio ed i limiti del sito internet dell'Ente chiamato a svolgere il delicatissimo compito di raccolta dei dati dai 305 Comuni. Né sono da sottovalutare il tempo ed il numero di dipendenti da impegnare nell'articolato lavoro che si consuma dietro le quinte, come organizzare la stampa dei manifesti elettorali da distribuire a tutti i Comuni della Regione.
TEMA CENTRALE. Queste osservazioni tecniche diventano uno degli argomenti centrali che Lolli e Di Pangrazio porteranno, a metà della prossima settimana, all'attenzione del presidente della Corte d'Appello, Fabrizia Francabandera, alla quale tocca il compito di decretare la data del voto. Ma torniamo alla riunione e ai problemi che sembrano insuperabili. Il principale è quello della spesa di 8 milioni di euro prevista per portare a termine le elezioni. Secondo i tecnici il bilancio dell'anno in corso permette di reperire subito solo 2 milioni, il resto andrebbe cercato in altre voci dei conti regionali. Premettendo che i fondi comunitari sono intoccabili, i sei milioni vanno quindi prelevati dal Sociale e dalla Cultura. Ma non basterebbero. Da qui la proposta di far slittare al 2019 il voto, per una causa di forza maggiore, prevedendo nel nuovo bilancio la spesa necessaria. Ma ci sono altri ostacoli.
SOTT'ATTACCO. Anche il sito della Regione è un problema serio perché è facilmente attaccabile dagli hacker, come è avvenuto all'inizio dell'estate. Gli hacker, nel giorno dello spoglio, potrebbero rientrare nel sistema cambiando i risultati. In parole semplici si rischia anche in Abruzzo un caso Calabria, dove non bastarono dieci giorni per completare telematicamente lo spoglio. Occorre acquistare un nuovo software blindato, il cui costo, stimato ieri, è di 300mila euro: un programma sofisticato che innanzitutto deve avere gli stessi codici del ministero. Così come bisogna prevedere incontri con i tecnici del Viminale e delle prefetture.
LA LEGA ATTACCA. Insomma 90 o 120 giorni, secondo i dirigenti dei settori interessati, non basteranno mai. La notizia farà infuriare le opposizioni e chi punta a entrare in massa per la prima volta nell'Emiciclo, cioè la Lega che scrive: «Se il centrosinistra vuole impuntarsi sulla maldestra interpretazione che, furbescamente, punta a far scadere il termine nel periodo natalizio per riuscire ad arrivare al nuovo anno, dovrà assumersi una grave responsabilità. Noi faremo di tutto per evitarlo: siamo pronti anche ad impegnarci sul fronte della giustizia amministrativa per impedire quello che consideriamo un vero e proprio abuso». Ma questa volta non è la politica a dire che è meglio votare nel 2019.
E Sospiri diffida Di Pangrazio e Lolli: «Al voto a novembre»
PESCARA Una diffida al presidente vicario della Regione, Giovanni Lolli, e al presidente del consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio, affinché vengano attivate le procedure di legge necessarie «a indire tempestivamente le elezioni, entro e non oltre la data compresa tra l'11 e il 25 novembre. . A rivolgerla è stato il capogruppo di Forza Italia, Lorenzo Sospiri. In una lunga lettera inviata ai vertici della Regione, il consigliere ricostruisce dal punto di vista normativa la disciplina che porterà gli abruzzesi alle urne. «Ho inteso diffidare Lolli e Di Pangrazio», ha detto Sospiri , «affinché si proceda senza indugi a indire le elezioni, in accordo con la presidente della Corte d'Appello, perché la data è il frutto di un dettame normativo non superabile e non interpretabile quale scelta politica, essendo un puro atto amministrativo». Sospiri chiede di procedere velocemente «per non risponderne in sede di giustizia amministrativa come già accaduto per un caso similare, per le elezioni regionali nel Lazio, a seguito delle dimissioni dell'allora presidente, Renata Polverini, caso nel quale una data, non la più breve possibile di prorogatio, è stata impugnata e riformulata dal Tar Lazio». Secondo Sospiri, «il costo delle elezioni anticipate sarà solo l'ultima delle dannose eredità che il Pd lascia all'Abruzzo. Non mi pare che sia stato un medico, come si dice dalle nostre parti, a ordinare al presidente D'Alfonso di candidarsi al Senato sapendo che in caso di elezioni sarebbe stato incompatibile. Lui», continua l'esponente azzurro, «ha deciso di tradire il mandato elettorale assunto con gli abruzzesi i quali ne pagheranno il conto».