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Data: 07/09/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Abruzzo, scontro sulle concessioni - L'errore di Toninelli sulla lettera di pressioni. Accusa Strada dei Parchi, ma era una vecchia missiva al ministero di Delrio. La società di A24 e A25 non gli replica. La data sui documenti però gli dà torto

PESCARA Il j'accuse del ministro Danilo Toninelli fa un botto di visualizzazioni su Facebook. Oltre 250mila follower ascoltano il 5 Stelle a capo del dicastero delle Infrastrutture e Trasportimentre rivela all'Italia che si nutre di social chi gli avrebbe fatto «pressioni». E fa anche il nome della società abruzzese Strada dei Parchi che gestisce la concessione delle autostrade A24 e A25. Ma Toninelli non si accorge di aver fatto un errore che innesca smentite e reazioni critiche su twitter.
ANDIAMO PER ORDINE. L'errore non è di poco conto perché quella che il ministro ha definito «un esempio di lettera di pressioni», con cui volevano costringerlo a non rendere pubblici i contenuti del contratto di concessione con la società autostradale e i relativi allegati, è in realtà datata 27 febbraio 2018. Non era lui quindi il destinatario della lettera ma il suo predecessore, Graziano Delrio. E non erano neppure delle pressioni. Ma andiamo per ordine.
LETTERE E INVETTIVE. «Ieri in aula sono stato contestato, anche in maniera ridicola dalle opposizioni, perché ho parlato di pressioni», così ha esordito Toninelli nella sua diretta Facebook di mercoledì sera, durata oltre 24 minuti, in cui il ministro ha esternato il suo sfogo mostrando lettere e - sfregando tra di loro indice e pollice della mano destra come a voler dire "soldi" -, inveendo contro quelli che definisce i "signori dell'asfalto".«Io sono arrivato in questo Ministero da circa tre mesi», ha detto. «Sin da subito ho dato un indirizzo all'amministrazione, quindi a tutti gli uffici, di rendere pubblici i documenti, ma era molto complicata la cosa, e ora inizio a raccontarvi che cosa significa pressione». E poi ha premesso: «Dico che pressioni non è sinonimo di minaccia ma significa ti porto a fare o a non fare, ti convinco in questo caso a non fare una determinata cosa...».Così arriviamo a Strada dei Parchi.
CANTANO E SUONANO. Toninelli, mostrando una lettera e accusando la società che gestisce A24 e A25, ha letto e commentato: «Se qualcuno chiede di vedere i documenti di autostrada dei Parchi, Roma, Teramo, Pescara, cosa rispondono i signori dell'asfalto? "Nel caso in cui la spettabile concedente", cioè il Ministero, lo Stato, "dovesse rendere pubblici i documenti contrariamente alla legge...", quindi la società», ha affermato il ministro, «se la canta e se la suona come se fosse lo Stato stabilendo da sola che l'accesso è illegittimo». E poi, continuando a leggere: «E dovesse ammettere l'accesso illegittimo agli atti, la stessa decisione dovrà essere prima comunicata alla scrivente società con congruo anticipo per consentire di tutelare il proprio buon diritto contro l'accesso innanzi all'autorità competente...", ditemi voi se questa non è una pressione, che ti dice se le stai pubblicando è illegittimo e io ti faccio causa».
NO COMMENT. Abbiamo interpellato Strada dei Parchi che però ha preferito non replicare. Non ha rilasciato dichiarazioni, mentre i social facevano comunque chiarezza pubblicando le smentite della società Autostrade e dall'Aiscat (Associazione società concessionarie autostrade e trafori) ad altre due lettere o mail datate 11 gennaio e 7 marzo 2018, tra cui si colloca la missiva di Strada dei Parchi che, in realtà, erano risposte a una richiesta, di novembre 2017, del ministero retto da Delrio sulla necessità di pubblicare le concessioni.
I CONTI TORNANO. Sì che basta per smentire Toninelli che però ha chiuso la sua diretta in modo choc: «Questi signori hanno guadagnato grazie a D'Alema, Prodi, Berlusconi, Renzi e Gentiloni. Appena i signori dell'asfalto, all'ombra dei caselli autostradali che danno miliardi e miliardi di euro, hanno saputo che l'Anac ha detto ok e si pubblica, arrivano le diffide dei super studi legali più pagati grazie ai miliardi guadagnati sfruttando la cosa pubblica. La mitica diffida, signori, significa pressioni». Ma c'è un particolare: l'avvocato di Aiscat è Giuseppe Conte, il premier. Lo ha rivelato Matteo Renzi.

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