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Pescara, 24/07/2024
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Data: 07/09/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Un'ondata di no al superticket che resta. Per la Cgil è «una decisione ingiusta». La Uil valuterà azioni di protesta. Mariani (Pd): «Scelta miope»

PESCARA È un coro unanime di no al superticket da 10 euro a ricetta, quello che si alza alla notizia della decisione del Mef di bocciare la proposta di riduzione dell'odiato balzello avanzata dalla Regione Abruzzo. «Si tratta di una scelta grave e ingiusta», afferma in una nota la Cgil Abruzzo, «che peserà sulle spalle dei cittadini che continueranno a dover pagare questa odiosa tassa sulla salute. L'introduzione del superticket di 10 euro per ricetta sta avendo infatti ricadute inique nei confronti dei cittadini abruzzesi che in molti casi sono costretti a rinunciare alla cura e alla prevenzione, o a rivolgersi alle strutture private a causa di tempi di attesa e degli alti costi delle prestazioni. L'eliminazione del superticket, dunque», per la Cgil, «è una priorità che sia il governo regionale, sia quello nazionale devono perseguire. A parole sono tutti d'accordo ma nella realtà? Il Governo regionale propone la riduzione del superticket, la ministra della salute Grillo dichiara che i ticket nel tempo sono diventati talmente alti da far virare i cittadini verso la sanità privata e che si devono facilitare le fasce di popolazione più fragili, ma poi nel concreto nulla cambia». La Cgil chiede dunque «che si proceda subito allo sblocco delle risorse nazionali per l'eliminazione del superticket a specifiche categorie di cittadini, e che vengano presto individuate risorse per la estensione di tale misura a tutti i cittadini abruzzesi».La decisione del Mef di bocciare la proposta di azzeramento dei superticket «ci lascia molto amareggiati, perché ne escono sconfitti i cittadini abruzzesi». È quanto afferma la segreteria della Uil Abruzzo. «Al tempo stesso, siamo costretti a constatare che se le nostre proposte di riorganizzazione della sanità regionale fossero state accolte nel tempo, si sarebbero determinate economie significative, utili oggi a raggiungere l'obiettivo dell'abolizione di questa tassa iniqua. Anche se non era la migliore delle soluzioni quella presentata al ministero in qualche modo veniva incontro alle esigenze delle fasce più deboli. Se però da tavolo tecnico è venuta fuori, come motivazione al no, una ragione di tipo contabile ed economico, è evidente che qualcosa non va in tutta l'architettura di riforma di tutta la sanità portata avanti dalla giunta regionale uscente, dove evidentemente i conti non tornano. Per farli tornare, più volte abbiamo detto all'assessore Paolucci che la strada maestra era quella dell'istituzione della Asl unica e di un centro di costo farmaceutico unificato, oltre a tutta una serie di iniziative che avrebbero contribuito ad ottimizzare la spesa. Se a tutto questo si aggiunge che problemi endemici come le liste di attesa e la carenza di personale rimangono tuttora irrisolti, è evidente che il lavoro di riforma è lungi dall'essere concluso. Chiediamo alla Regione di riaprire subito un tavolo di confronto, si abbandonino frettolosi piani b e c affinché si possano studiare tagli agli sprechi e nuovi investimenti in salute, in una regione già di per sé colpita da calamità naturali tragiche. Insieme alle altre sigle sindacali», conclude la Uil, «decideremo forme di protesta e mobilitazione affinché il diritto di curarsi possa tornare ad essere reale nella nostra regione». Sulla questione interviene anche il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Sandro Mariani. «Una decisione grave e miope, con la quale il governo giallo-verde, ancora una volta, butta giù la maschera mostrando la sua vera identità. Sul contratto di governo uno dei punti centrali in tema di sanità», osserva l'esponente Pd, «era proprio quello di ridurre al minimo la compartecipazione dei singoli cittadini nel finanziare la sanità, ossia la riduzione del ticket, ma al momento dei fatti il governo ritira il proprio impegno liquidando maldestramente l'Abruzzo e tutto il lavoro svolto dalla Regione a tutela della salute delle fasce meno abbienti». La proposta della giunta regionale, spiega Mariani, prevedeva l'abrogazione del ticket sulle ricette per i redditi familiari fino a 8mila euro e la riduzione per i redditi fino a 30mila, toccando con la riduzione o l'azzeramento circa il 60% delle ricette, un provvedimento molto importate per le fasce più deboli della popolazione. (c.s.)

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