ROMA L'Ilva avrà un futuro. Ormai non ci sono più dubbi: la gara non sarà annullata e il 15 settembre le chiavi del gruppo e del più grande stabilimento siderurgico d'Europa passeranno al colosso mondiale Arcelor Mittal, principale azionista della newco Am Investco Italy che ha vinto l'asta. Dopo mesi di trattative e di polemiche, di accuse tra vecchio e nuovo governo sulla gestione della gara, finalmente l'accordo è stato raggiunto. ArcelorMittal ha alzato l'asticella delle assunzioni nella newco: saranno 10.700 subito (8.200 a Taranto). E alle stesse condizioni contrattuali che hanno avuto finora con la vecchia Ilva, salario, scatti, premi e articolo 18 compreso. Gli altri (attualmente lavorano in Ilva 13.522 dipendenti diretti, ma circa 2.500 sono in cassa integrazione) saranno gestiti dall'amministrazione straordinaria che si occuperà dell'attuazione del piano ambientale. Il governo mette a disposizione un fondo di 250 milioni di euro per gli incentivi all'esodo. Alla fine del 2023 ed entro il 2025, se ci fosse ancora qualche lavoratore a spasso, ArcelorMittal lo assorbirà nella nuova Ilva. L'accordo di programma per i 1.474 lavoratori dello stabilimento genovese è confermato e poi ci sono i miglioramenti sul piano ambientale, a partire dall'anticipo della copertura dei parchi minerali e dagli impegni sulle emissioni di polveri.
SODDISFAZIONE
Lo sciopero dell'11 settembre è revocato e ora l'intesa sarà illustrata nelle assemblee di fabbrica e poi sottoposta a voto referendario. Entro il 13 settembre i risultati saranno comunicati a governo e azienda. Ma nessuno dei leader sindacali che hanno partecipato alla lunga maratona finale partita mercoledì scorso e durata 18 ore, ha dubbi sull'esito positivo del risultato. In conferenza stampa volti stanchi ma soddisfatti. Il leit motiv è uno: «Abbiamo raggiunto il massimo possibile». «È stata una delle vertenze più difficili e complicate. In tutti questi mesi non sono mancati i momenti di scoramento. Ma oggi è una giornata importante. Riteniamo di aver fatto un buon lavoro» dice il leader Uilm, Rocco Palombella. «Sembrava quasi impossibile arrivare ad un'intesa. E invece abbiamo raggiunto un accordo di grande rilievo che dimostra a cosa serve il sindacato» aggiunge il numero uno Fim-Cisl, Marco Bentivogli. E così la leader Fiom-Cgil, Francesca Re David: «Abbiamo portato a casa tutti gli obiettivi: zero esuberi, nessun taglio a salari e diritti, salvaguardia dell'ambiente. È un ottimo accordo». Stessi concetti da parte di Antonio Spera dell'Ugl e Sergio Bellavita dell'Usb.
I sindacati ammettono: la strategia di Di Maio ha funzionato. L'accordo è migliorativo rispetto all'ultima proposta avanzata da ArcelorMittal al tavolo con l'ex ministro Carlo Calenda. «Il ministro Luigi Di Maio ha svolto un ruolo fondamentale nel momento chiave della trattativa. È lui che ha sbloccato i 10.700 assunti subito» rivela Re David.
FIATO SUL COLLO
Dal canto suo Di Maio sottolinea: «È stato raggiunto il miglior risultato possibile nelle peggiori condizioni possibili». Gli fa eco il collega dell'Ambiente, Sergio Costa: «Abbiamo lavorato ventre a terra per strappare ad ArcelorMittal le migliori garanzie ambientali». Di Maio comunque rimarca: «La gara era viziata». Ma l'intesa raggiunta è migliorativa, non ci sono più altri gruppi o cordate interessate a rilevare l'Ilva quindi manca l'interesse pubblico concreto e attuale per annullarla. Per Taranto non finisce qui: è in arrivo - annuncia il ministro - una legge speciale. Un messaggio rivolto a tenere buoni soprattutto i Cinquestelle che scalpitano e avvertono: «Staremo con il fiato sul collo di ArcelorMittal per vigilare sugli impegni ambientali».