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Data: 08/09/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Salvini indagato sfida i pm M5S: rimpiange Berlusconi? La Lega senza fondi nel fortino assediato corsa contro il tempo per salvare i cont

ROMA Una busta gialla aperta in diretta Facebook: contiene la comunicazione ufficiale dell'avviso di garanzia per sequestro di persona emesso nei confronti del ministro dell'Interno Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti. È stata consegnata dai carabinieri di Palermo ieri pomeriggio al responsabile del Viminale, e lui, come d'abitudine, ha scelto di leggerla online, con le migliaia di followers che lo seguono in diretta sui social. Senza cravatta, con la giacca blu, una lattina di Fanta sul tavolo, Salvini sorride, lancia bordate alla magistratura, e scatena mille reazioni politiche. Prime fra tutte quella del guardasigilli Alfonso Bonafede, del vice presidente del Csm Giovanni Legnini, e dell'Anm, il parlamentino delle toghe.
L'ATTACCO
«Qui c'è la certificazione che un organo dello Stato - ha detto Salvini via web - indaga un altro organo dello Stato, con la piccolissima differenza che questo organo dello Stato, pieno di difetti e di limiti, è stato eletto, altri non sono eletti da nessuno». «Questo ministro - ha aggiunto, rivolto a 25mila followers collegati in diretta sui social, quasi sfidando le toghe - Non mi ritengo né un sequestratore, né un eversore». Il riferimento è all'inchiesta sulla gestione della nave Diciotti, dove la procura siciliana gli contesta il sequestro di persona aggravato, ma anche al caso dei 49 milioni di euro sequestrati alla Lega, sul quale gli fornisce un assist il premier Giuseppe Conte: «Immaginate un leader di un partito che non può più disporre di un euro per poter svolgere attività politica - dichiara dalla platea di Ceglie Messapica - Capisco lo scoramento di Salvini. Se non avessi fatto il premier mi sarei offerto per difendere la Lega».
Un crescendo di dichiarazioni contro i giudici che fanno intervenire il guardasigilli Bonafede: «Il ministro può ritenere che un magistrato sbagli, ma rievocare toghe di destra e di sinistra è fuori dal tempo. Non credo che Salvini abbia nostalgia di quando la Lega governava con Berlusconi. Chi sta scrivendo il cambiamento non può pensare di far ritornare l'Italia nella Seconda Repubblica». Prese di posizione nette anche da parte del Csm. «Si tratta di espressioni - è intervenuto Legnini - che risultano lesive del prestigio e dell'indipendenza dell'ordine giudiziario e si pongono in contrasto con il doveroso rispetto delle prerogative che si deve a ciascuno dei poteri dello Stato». Mentre l'Anm ha evitato risposte di pancia e ha molto calibrato la sua replica, dopo che Md, la corrente di sinistra dei giudici, aveva definito le parole del ministro «eversive». È dello stesso avviso anche il segretario del Pd Maurizio Martina, che parla di «parole gravissime».
LE REAZIONI
Contestazioni alle quali il ministro non ha replicato, anche se sembra aver risposto per lui il capo di Gabinetto Matteo Piantedosi, indagato in concorso nella stessa inchiesta e per gli stessi reati. «Rimango sereno - ha spiegato il prefetto - sono sicuro che verrà accertata l'assenza di irregolarità. Ho pieno rispetto della magistratura». Salvini, dal canto suo, ha continuato a puntare sul fatto che «c'è la certificazione che un organo dello Stato indaga un altro organo dello Stato, con la differenza che questo organo dello Stato, pieno di difetti e di limiti, per carità, è stato eletto, altri no». E a sostegno delle sue dichiarazioni ha scelto di farsi difendere dall'Avvocatura dello Stato, perché considera che non sia lo Stato la parte lesa in questa vicenda.
«A questo ministro - ha concluso - avete chiesto di controllare i confini, di limitare gli sbarchi, di espellere i clandestini: lo avete chiesto voi, quindi vi ritengo amici e complici. Sono pronto a venire a piedi a Palermo a spiegare cosa ho fatto, perché l'ho fatto e perché lo rifarei».

La Lega senza fondi nel fortino assediato corsa contro il tempo per salvare i conti

ROMA Era stato il primo a dare l'allarme sulle conseguenze che la sentenza del tribunale di Genova avrebbe avuto sull'attività del partito. Al sottosegretario Giancarlo Giorgetti l'idea di preparare un contenitore nuovo, dove convogliare i finanziamenti della Lega, era da subito sembrata la soluzione più ovvia e da predisporre prima della conferma da parte del Tribunale del riesame di Genova del sequestro di 49 milioni di fondi del Carroccio.
LA CACCIA
Tutto sembrava pronto. Anche il notaio, il commercialista, l'indirizzo della nuova sede e il nome. Non più Lega per l'indipendenza della Padania, ma Lega per Salvini premier. Poi lo stop dello stesso Salvini che ha voluto attendere la decisione del tribunale del riesame che però ha confermato quanto previsto dalla sentenza della Cassazione a sezioni unite del 2014 secondo la quale il sequestro preventivo non distingue la provenienza delle denaro ma ha come obiettivo recuperare il denaro che continua ad arrivare nei conti del partito. Cambiare nome al partito significa quindi indirizzare altrove i finanziamenti, i soldi che donano gli iscritti, i versamenti dei parlamentari e anche i proventi del due per mille. Tutto in attesa della sentenza definitiva che dovrà anche dirimere la contesa interna tra chi ha speso buona parte di quei finanziamenti visto che Umberto Bossi, sostenendo di averli lasciati sui conti quando si è dimesso, di fatto chiama in causa il suo successore: Roberto Maroni.
LA SFIDA
Comunque sia simbolo e nome di Lega per Salvini premier sono già depositati in Parlamento e sia alla Camera che al Senato i gruppi del Carroccio hanno la stessa denominazione che rimanda non alla Padania, ma al segretario federale. Ieri Giorgetti, sottosegretario e vice segretario federale, ha affrontato la questione con gli avvocati Giovanni Ponti e Roberto Zingari in via Bellerio. Gli avvocati sono al lavoro per presentare il ricorso per Cassazione contro il provvedimento del riesame che ha dato il via libera al sequestro preventivo dei 49 milioni di euro che sarebbero spariti. Ufficialmente la riunione ha impedito la presenza dello stesso Giorgetti alla Festa dell'Unità in corso a Ravenna dove si sarebbe dovuto confrontare con il suo parigrado nel Pd Matteo Orfini. Gli attacchi che dal Pd piovono sulla «Lega ladrona», come la definiscono i dem, non hanno certamente aiutato gli organizzatori della Festa e così l'appuntamento è saltato.
In attesa che Salvini dia il via libera al nuovo nome, tocca al tesoriere Giulio Centemero tenere in piedi l'organizzazione del partito che qualcuno vorrebbe anche più liquido. Ovvero meno sedi e molto più web, ma una tale formula si scontra con la natura della Lega, partito che ha sempre avuto sedi e militanti. Persino un terreno: il pratone di Pontida.

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