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Data: 08/09/2018
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Regionali: D'Alessandro, «Sarà la prima rivincita se centrosinistra ampio e unito». Il presidente del Pd ritiene serva «Coalizione con patto di lealtà che tenga dentro anche Gerosolimo» e non sostiene Zingaretti alla guida del Pd

PESCARA - "Credo ci siano tutte le condizioni per fare bene, la condizione è quella dell'unità e dopo il risultato negativo delle politiche vedo grande consapevolezza della necessità di impegno da parte di tutti e credo che le regionali possano essere l'occasione della prima rivincita".

Camillo D'Alessandro, 42enne di Ortona (Chieti) per tre legislature all'Emiciclo e dal 4 marzo scorso deputato del Partito democratico, di cui è anche presidente dell'assemblea regionale, è convinto che il centrosinistra abbia tutte le carte per poter sovvertire i sondaggi, che anche in Abruzzo vedono in testa centrodestra e Movimento cinque stelle, non si sbilancia sull'ipotesi di una candidatura alla presidenza del vice presidente del Csm Giovanni Legnini, auspicata da molti dentro e fuori dai dem, e dice che non sosterrà la corsa di Nicola Zingaretti alla segreteria nazionale.

Giovanissimo consigliere provinciale, poi regionale, commercialista padre di due figli, ha visto la sua vita subìre una grande trasformazione nei primi mesi da parlamentare: "Ogni volta che varco quel portone non riesco ad abituarmici - dice ad AbruzzoWeb - è una sensazione immensa essere legislatore del Paese".

"Abbiamo messo molto tempo a partire a causa della formazione del governo, ma adesso siamo molto impegnati perché l'attività parlamentare si sta allungando dal lunedì al venerdì e non solo dal martedi al giovedi, da un consigliere delegato ad una materia (era responsabile dei Trasporti in Regione Abruzzo, ndr) che aveva a che fare con ogni territorio, dove sei aggrappato al particolare, ora ti trovi a Roma e la vita cambia", racconta, "questa settimana ho fatto sopra e sotto, ma spesso mi fermo ad un b&b che mi consente anche di lasciare qualche bagaglio".

Una scelta, spiega, dovuta alla volontà di "stare sul territorio" perché, dice, "sto lavorando per rivalorizzare la funzione del parlamentare, spesso visto come uno distante, che anche dall'opposizione può essere il ponte, il collegamento con questioni anche nazionali ma che riguardano i cittadini. Temevo ad esempio lo scippo di fondi destinati all'Abruzzo e puntualmente sta avvenendo, ecco il mio lavoro è a tutela di queste prerogative".

"Il Pd come partito di riferimento della coalizione deve coltivare l'ambizione dell'ampliamento", dice poi rispondendo alla domanda se il centrosinistra debba o meno tenere dentro la componente civica che fa riferimento agli ex assessori Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo, che hanno lasciato la giunta in rotta con l'ormai ex governatore Luciano D'Alfonso e sono ora in cerca di collocazione.

"Non ho condiviso molti atteggiamenti e scelte fatte, ma l'ultima cosa che l'elettorato vuole sentire sono le divisioni", fa osservare D'Alessandro, "tuttavia davanti ad passaggio molto importante dove il governo regionale ha prodotto risultati, che spesso non sono emersi ma possono emergere, ritengo che dobbiamo coltivare l'ambizione di una coalizione larga con un patto di lealtà con le anime civiche. Compresa quella di Gerosolimo".

Guardando in casa propria, l'ex capogruppo in Consiglio regionale, che a differenza di D'Alfonso dall'Emiciclo si è dimesso subito dopo l'elezione a Montecitorio correndo il rischio di tornarsene a casa qualora si fosse tornati subito al voto come paventato inizialmente, osserva che "il Pd dopo la sconfitta ha avuto ed ha non poche e non facili riflessioni interne, il punto non è che non ci possono essere letture differenti, ci mancherebbe altro, ma che la classe dirigente è tale se di fronte ad appuntamenti importanti, al di là delle letture, riesce a fare fronte comune".

"Vedo che questa volontà c'è - aggiunge - e quindi sono molto ottimista. Per essere chiari, non si azzera la discussione interna sulle ragioni della sconfitta e su ciò che non è andato e neanche sui profili delle responsabilità, ma questo lo vedo secondario rispetto all'obiettivo elettorale".

Questo significa affrontare l'ormai prossimo appuntamento delle regionali con la stessa classe dirigente che ha perso tutte le ultime elezioni? "L'appuntamento democratico del congresso è stato fissato a livello nazionale e né le nostre elezioni in Abruzzo, né altro lo rinvieranno, però dobbiamo essere capaci di dire che mentre ci dividiamo al nostro interno, insieme coltiviamo la responsabilità dell'unità. Le due cose possono coesistere - fa osservare D'Alessandro - pensare di dividersi anche sull'appuntamento elettorale è sbagliato e le differenze congressuali non devono avvelenare l'impegno comune sulle elezioni regionali".

D'Alessandro, nei giorni scorsi protagonista di un feroce botta e risposta su Facebook con Michele Fina, già consigliere politico del ministro della Giustizia Andrea Orlando, sulla mancata convocazione dell'assemblea regionale, dice poi che il segretario regionale Marco Rapino "ha confermato la disponibilità a fare un passo indietro, ma dal giorno dopo le elezioni non da ora, nello spirito in cui se serve a creare maggiore unità ben venga, è un atto di responsabilità".

E sull'ipotesi Legnini, taglia corto: "Vorrei iniziare a parlarne dal 21 settembre, cioè il giorno dopo che termina la sua carica, farlo ora credo non sia corretto".

Il deputato del Pd, mostra poi scetticismo sull'ipotesi che a guidare il partito sia il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, in corsa per la segreteria nazionale.

"È una delle migliori risorse che ha il Pd in Italia - ammette D'Alessandro - tuttavia credo ci sia il rischio di una ripetizione del già visto, di un Pd un po' più dentro i recinti di una visione storica che proviene dalla sinistra, il Pd è di più di questa visione, nasce per essere molto di più di coloro i quali lo hanno fondato".

Quali alternative sono in campo? "Questa è una domandona", dice, "la fortuna del Pd è che ha risorse umane importanti, anche se poi non significano sempre disponibilità. Attualmente nomi non se ne fanno ma credo usciranno, sto conoscendo all'opera persone come Graziano Delrio e tanti altri deputati che ritengo molto preparati, tendo ad escludere che ci sarà una candidatura unica e credo ci sarà invece un bel confronto democratico".

Di una cosa D'Alessandro sembra convinto: "Se ci sarà una posizione congressuale che ipotizza che il futuro di un partito di centrosinistra come il Pd possa concepire l'idea di allearsi con il Movimento cinque stelle, chiaramente io non sarò su questa posizione. Non perché ritengo che sia il male del Paese - dice - ritengo però che dobbiamo paralre a quegli elettori e non a quella classe dirigente che sta dimostrando di tradire le aspettative".

Sulla polemica con Fina, che insieme ad altri come l'ex sindaco dell'Aquila Massimo Cialente ha criticato la gestione regionale del partito e la mancanza di collegialità nelle scelte, D'Alessandro spiega poi come "l'assemblea non è un organo chiamato a fare la discussione politica, che è affidata alla direzione, ma a fare degli adempimenti di natura istituzionale".

In ogni caso, confermando che non si riunisce dal marzo del 2015, il presidente afferma che "in questi anni nessuno mai mi ha chiesto di convocarla, altrimenti l'avrei fatto".

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