CERNOBBIO Operazione Cernobbio. Matteo Salvini deve correggere il tiro rispetto ai suoi attacchi ai pm dell'altro giorno, perché i grillini sono infuriati. «Non c'è alcun golpe giudiziario. Ci sono delle inchieste, spero che facciamo bene e facciano in fretta». Così smorza dal Forum Ambrosetti la virulenza delle parole che avevano provocato il putiferio («io eletto dagli italiani, i giudici no»). La, relativa, retromarcia è maturata l'altra notte. Tra telefonate e un incontro in pizzeria. Con chi?
Con Luigi Di Maio. I due si sarebbero visti a Roma da Er Barone, la stessa pizzeria vicino a via della Pisana, ossia in zona casa Isoardi, che già fu teatro di un incontro segreto tra Salvini e Di Maio dopo le elezioni, per preparare il governo e dove l'altra sera il leader lumbard è stato immortalato dal fotografo del Messaggero. Sia lo staff grillino che quello leghista, per la verità, smentiscono il faccia a faccia, non il colloquio. E di certo Di Maio ha rivolto a Salvini tutte le sue critiche per gli attacchi ai pm e il risultato di questi rilievi - «il governo non può sostenere questa guerra alla magistratura, e poi Matteo noi davanti al nostro popolo come facciamo ad appoggiare posizioni così...» - si è concretizzato nella frenata salvinista di ieri in riva al lago.
CAUTELA
«Io sono amico di tutti, anche dei giudici che indagano su di me. Se mi chiamano, a Palermo ci vado pure a piedi». Così ha scandito il ministro dell'Interno. E ancora: «Sono tranquillo, non ce l'ho con nessuno. Vado avanti a lavorare per fare quello che gli italiani mi chiedono di fare, ossia fermare gli sbarchi e far sicurezza a tutti». Di più: «Conto di fare per almeno 5 anni ministro dell'Interno, senza essere considerato un assassino o un rapitore». Insomma una cautela frutto dell'altolà lanciato dall'altra metà della mela gialloverde, che davanti alla pizza notturna aveva detto chiaramente a Salvini: «I magistrati vanno rispettati. Sono gli stessi che arrestano i corrotti, i mafiosi, gli scafisti». Salvini si è convinto. Ma la rabbia, anche se dice di esse «tranquillo», resta eccome. Ma per ragioni di governo va dissimulata.
«Mi sottoporrò al giudizio, lo aspetto con grande rispetto, spero arrivi presto e lo rispetterò», assicura il Salvini di Cernobbio. Poi fa un paragone: «Premetto che non mi riferisco a Berlusconi, ma ad altri. E dico che mentre prima i politici venivano perseguiti perché rubavano, stavolta vengono messi sotto accusa perché cercano di fare quello che gli hanno chiesto gli italiani. E io mi sento con la coscienza a posto». E di nuovo: «Siccome non sono sopra la legge, sono disposto ad andare a Palermo a piedi per spiegare come e perché sto combattendo l'immigrazione clandestina». Ma «se sono un sequestratore, ne trarrò le conseguenze».
Il premier Conte apprezza: «Salvini ha chiarito. Questo governo rispetta la divisione dei poteri, ci mancherebbe», promette dopo aver sentito telefonicamente il vicepremier ed avergli espresso solidarietà per le sue vicende giudiziarie. Ma delle tensioni approfitta invece l'opposizione, da destra e sinistra. Renato Brunetta chiede di «andare a votare il prima possibile». Il segretario del Pd , Maurizio Martina, si dice sdegnato per le provocazioni del ministro dell'Interno: «un insulto agli italiani».