GENOVA La data non c'è ancora, ma se arriveranno tutte le autorizzazioni, la demolizione di quello che resta del ponte Morandi inizierà «a fine mese». O, al massimo, la «prima settimana di ottobre». Il sindaco Marco Bucci prova a dettare i tempi delle priorità di Genova, a quasi un mese dal crollo. E, mentre proseguono le polemiche sulla ricostruzione tra il governatore della Liguria Giovanni Toti e il Movimento 5 Stelle, entra nel vivo l'inchiesta della procura con i primi interrogatori. Davanti ai magistrati Enrico Valeri, il geometra di Autostrade che ha escluso pressioni sul Cesi per ammorbidire lo studio del 2016 sull'infrastruttura. «Abbiate fiducia», è il messaggio del procuratore capo Francesco Cozzi ai parenti delle 43 vittime e agli sfollati. «È come se la tragedia - dice - fosse successa a noi e ai nostri parenti». Nel giorno in cui vengono annunciate le iniziative che alle 11.36 di venerdì, a un mese esatto dalla tragedia, fermeranno il capoluogo genovese, la demolizione continua ad essere, con sfollati e viabilità, una delle maggiori preoccupazioni. I vigili del fuoco hanno effettuato i sopralluoghi per l'installazione - sempre venerdì - dei sensori, indispensabili per consentire agli sfollati di rientrare nelle case a riprendersi oggetti ed effetti personali. «La priorità sono gli sfollati, dare la casa a tutti - sottolinea il sindaco Bucci -. Mancano una ventina di famiglie su 250. Per il fine settimana le avremo piazzate tutte. Poi c'è la mobilità e poi, ovviamente, dobbiamo demolire il ponte e ricostruirlo». Tema, quest'ultimo, su cui restano alte le tensioni politiche. «Avete sentito Autostrade? Siamo responsabili ma non colpevoli, è una supercazzola», sostiene il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio, che ribadisce l'intenzione di nazionalizzarle d'accordo con il vicepremier leghista Matteo Salvini. «Nella mozione che abbiamo votato in Parlamento è prevista nel futuro una gestione pubblica», insiste il leader Cinque Stelle, che annuncia per la fine della settimana o l'inizio della prossima il «decreto urgenze». Ed è categorico sulla ricostruzione del ponte: Autostrade - dice - «ci metta i soldi ma non tocchi una pietra». «Autostrade ha il dovere, oltre che il diritto, di ripristinare il ponte e in questo solco si sono mosse le istituzioni locali», tuona il governatore Toti. «Se il Governo ci sarà a fianco con efficacia e efficienza sono pronto a ascoltare qualsiasi idea. Se le battaglie politiche dovessero ritardare anche di soli cinque minuti l'apertura di quel cantiere, mi vedrebbero ferocemente contrario», sottolinea il presidente della Regione Liguria, invitando il governo a mettere da parte lo spirito velleitario a favore della pragmaticità. «Pensi all'emergenza, di cui è commissario, e non alla ricostruzione», è la risposta a stretto giro di posta della portavoce del M5S Liguria, Alice Salvatore, che definisce come «inaccettabili» gli ultimatum di Toti, «mina vagante che risponde a comitati d'affari - dice - e a logiche personali e personalistiche». La Consob annuncia di monitorare il titolo Atlantia, ma di non avere rilevato fino ad ora anomalie. E intanto, sul fronte giudiziario, spunta una mail di Autostrade nel giorno del crollo. «Quella notte ero al Tronco, a aiutare i colleghi. Chiamai la funzionaria dell'ufficio marketing del Cesi, che è mia amica, perché non avevamo la disponibilità immediata di quel documento (lo studio fatto dal Cesi nel 2016, ndr) e quindi le abbiamo chiesto la cortesia di mandarcelo», spiega Valeri, responsabile del coordinamento viabilità di Autostrade, dopo tre ore di interrogatorio.
Venerdì tutti in piazza per ricordare a un mese dal disastro
Genova si raccoglierà su se stessa, chiuderà gli occhi, rimarrà in silenzio per ascoltare ancora l'eco dello stridìo dell'acciaio che si spezza e il muggito del ponte Morandi che crolla. In silenzio, ripeterà a memoria uno per uno i nomi dei 43 che hanno perso la vita e stringerà in un unico abbraccio chi ha perso la casa. Senza polemiche, ma accogliendo tutto il dolore che resta. Tra le iniziative promosse dalle istituzioni per chiamare a raccolta la città a un mese dal crollo del viadotto, c'è un minuto di silenzio che tutte le persone osserveranno dalle 11.36 - momento del crollo - alle 11.37. In quel momento le sirene delle navi suoneranno, le campane batteranno i loro rintocchi. La gente che lavora scenderà in strada e i commercianti sono stati invitati a sospendere le proprie attività per dare un segno unitario e tangibile. Saranno ammainate tutte le bandiere. Il rito si compie perché una comunità rinsaldi i propri legami: per questo tutti i genovesi saranno chiamati a riunirsi alle 17.30 in piazza De Ferrari, «per ricordare - hanno detto il governatore Toti e il sindaco Bucci durante la presentazione degli eventi - una delle più grandi tragedie della città e del Paese e per ritrovare insieme la speranza nel futuro. Per condividere parole e emozioni e manifestare quello spirito di Genova che consentirà alla città di superare questo evento tragico, mantenendo intatta la memoria, ma più bella e più forte di prima».