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Pescara, 24/11/2024
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Data: 11/09/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Di Battista all’attacco della Lega «Deve restituire tutto il maltolto». L’ex deputato M5S, dal Guatemala, entra a gamba tesa: «Non c’entra niente il processo politico» «Se io fossi un leghista gli chiederei di ridare indietro i soldi». Salvini: «È roba interna al Movimento»

Colpisce dove fa più male, Alessandro Di Battista. Dal Guatemala attacca Matteo Salvini sulla sentenza che condanna la Lega a restituire 49 milioni di fondi pubblici. E avverte il socio di governo che fermare la nazionalizzazione di Autostrade e il ddl anticorruzione targato M5s vorrebbe dire «sputtanarsi». L'intervento mira a ristabilire i rapporti di forza nella maggioranza, con toni che per indole e ruolo Luigi Di Maio non si spinge a usare. Ma Salvini non sembra scomporsi: «Sono questioni interne al M5s... io tiro dritto, non mollo». Il trend dei sondaggi, che segnalano il sorpasso della Lega sul M5s, unito alle tensioni striscianti nel governo in vista del varo della manovra, spingono i vertici pentastellati a reagire (in settimana dovrebbe essere a Roma anche Davide Casaleggio). La chiusura dei negozi la domenica, lo stop al Tap, il reddito di cittadinanza e il pugno duro anticorruzione: negli ultimi giorni il martellamento sui temi cari alla base del Movimento si è intensificato. C'è bisogno di uscire dall'ombra. Il leader M5s assicura che con la Lega si «lavora bene» e poi, smentendo un video in cui sembra per errore collocare Matera in Puglia e non in Basilicata, se la prende con la stampa: «Gli editori dei giornali hanno le mani in pasta ovunque nelle concessioni di Stato: autostrade, energia, telecomunicazioni, acqua. L'ordine dei prenditori editori è di attaccare con ogni falsità e illazione il M5s: screditano il governo senza sosta. Bisogna fare una legge per garantire che gli editori siano puri e i giornalisti liberi di far inchieste». Poche ore dopo, però, in collegamento dal Guatemala dove fa il volontario zappando la terra in una comunità, Di Battista rilancia. «Penso che Salvini sia pompato dal sistema mediatico in maniera vergognosa», afferma. «Lo fanno perché M5s fa molta più paura. Ma non siamo quattro sfigatelli subalterni: avanti con durezza, estremo rigore e intransigenza. Perché contano i risultati, Salvini fa propaganda». L'attacco alla Lega si fa durissimo sui fondi da restituire: «Rendano il maltolto fino all'ultimo centesimo. Non c'è nessuna sentenza politica, ma quando mai?». Sulla legge anti-corrotti, che poco piace al centrodestra, l'insinuazione è velenosa: «È arrivata a Salvini una telefonata dal San Raffaele perché a Berlusconi era salita la pressione. Ma se stoppa il ddl si sputtana. E anche sulla nazionalizzazione di Autostrade: non ascolti Giorgetti ». Di Battista pungola i pentastellati che siedono al governo, rilancia la linea della purezza. Ma è accorto, mentre attacca Salvini, a difendere Di Maio. Lo fa su Ilva («Capisco la rabbia dei cittadini ma ha fatto il massimo») come sui migranti («Non credo più nell'accoglienza, serve il sovranismo », dice in opposizione a Roberto Fico). La tesi della Lega è però che gli affondi dal Guatemala abbiano come obiettivo politico proprio indebolire il leader M5s. «Di Battista parla come Renzi e Saviano. Attacca Salvini per colpire Di Maio», replica il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo. I leghisti, che non nascondono irritazione, rilanciano il sospetto: Di Battista attacca la Lega per aprire un varco a una nuova maggioranza di governo M5s-Pd?, è il dubbio di un parlamentare. Di Battista nega: «Io e Luigi siamo indissolubili. A dicembre torno, non so se in prima fila ma non mi candiderò mai alle europee». Salvini però alle sortite degli alleati non mostra di dar peso: «Robe interne ai Cinque stelle. Io tiro dritto, la gente mi da forza. Se qualcuno pensa di intimorirmi o invitarmi a fermarmi o dimettermi ha proprio sbagliato». Cambiare il nome al partito? «Ci chiamiamo e ci chiameremo Lega». Restituire i soldi a rate? «Non li ho proprio». Avanti così, indifferente ai mal di pancia della base pentastellata. Tanto che Salvini torna ad attaccare i magistrati, perché è «evidente che alcuni di loro fanno politica». E fa capire che non cederà lo scettro del governo: «Con la manovra voglio dare un segnale chiaro come sull'immigrazione », dice. I vertici M5s sono avvertiti.

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