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Data: 11/09/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
M5S spaccati su Salvini La replica: faida interna L'imbarazzo di Di Maio

ROMA Allarme rosso nei 5 stelle. O meglio: allarme Dibba. L'invettivista grillino s'infila nello scontro tra il suo partito e la Lega, e cerca di esasperarlo, e magari di provocare il big bang - così dopo tocca a lui comandare in M5S? - nella coalizione giallo-verde. Insomma, ecco il pasdaran del movimento, cioè appunto Di Battista, il quale collegato in televisione dal Guatemala spara da lontano contro Salvini. Di Maio pensava di poter gestire da solo, e di modulare a proprio piacimento lo scontro con il leader lumbard, senza le incursioni non richieste del Dibba. Il quale invece ha deciso di colpire Salvini nel punto per lui più doloroso: «La Lega deve restituire fino all'ultimo centesimo il maltolto. Non c'entra niente il processo politico, ma quando mai? Se fossi un militante della Lega gli chiederei di restituirli perché sono soldi dei cittadini». E sempre contro il Carroccio: «La Lega deve restituire, punto. Perché le sentenze si rispettano perché quei quattrini sono anche miei». Di Maio dunque superato a sinistra, spiazzato dalla veemenza del suo collega e magari del suo successore per cui stravede la base pentastellata. «Io dico le cose con maggiore veemenza di Di Maio - minimizza Dibba - perché ho un carattere diverso ma siamo in piena sintonia». Non parrebbe affatto, invece.
Tanto che le parole incendiare provenienti dal Guatemala infastidiscono assai Di Maio. Il quale in questi giorni sta spesso criticando la Lega, per gli attacchi ai pm e sul resto ma sempre su temi prettamente politici e mai si è spinto a dire che Salvini e il Carroccio barano sulla restituzione di 49 milioni di fondi pubblici e che in pratica sono dei corrotti e che «se bloccano il decreto anti-corruzione facciamo una figuraccia». Sul piano della correttezza etica, Di Maio non si è mai spinto contro Salvini. Ed è, viceversa, quello che fa il Dibba. Salvini replica: «Queste sono faide interne ai 5 stelle. Io tiro dritto e non mollo».
L'imbarazzo e il fastidio di Di Maio e dei suoi si esprime così: «Sono sue opinioni personali, di uno che non è stato eletto». Non piace affatto il blitz di Dibba che sfrutta le difficoltà dell'amico Luigi per uscire dal cono d'ombra: «Ale - dicono dalle parti di Di Maio - attacca nel suo complesso, e su una questione loro, un partito con cui noi, nelle differenze, cerchiamo di governare. Così non si fa».
DICOTOMIA
Infastidisce, e assai, mentre Di Maio dice che «con la Lega si lavora bene», questa frase - un auspicio? - di Dibba: «Non so se il governo dura». Di Maio naturalmente non direbbe mai una cosa così, anzi dice sempre l'opposto. Ma lo stesso Di Maio, nel momento in cui decide di radicalizzarsi (ma fino a un certo punto) contro la Lega strabordante, poteva immaginare che il radicalista per eccellenza, il pasdaran per definizione, tornasse in campo per dire praticamente: se dobbiamo essere cattivi il cattivo vero sono io e guai a chi prova a sorpassarmi. Una lotta tutta interna ai grillini, dunque. A riprova di quanto il momento sia per loro estremamente difficile e di come il sorpasso nei sondaggi da parte della Lega stia rimettendo in discussione tutto sia dentro M5S sia nelle relazioni con il capo lumbard. Unito con Di Maio da amicizia, come dicono entrambi, ma le incursioni di Dibba potrebbero incrinare questo schema di unità nella disunità. «Penso che Salvini sia pompato dal sistema mediatico in maniera vergognosa. E poi come si fa a allearsi con Orban?!», afferma l'invettivista. Infine: «Noi non siamo quattro sfigatelli subalterni: avanti con durezza, estremo rigore e intransigenza. Perché contano i risultati, Salvini fa propaganda». E i leghisti rispondono: «Ma è evidente che Dibba attacca Matteo per colpire Di Maio».

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