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Data: 12/09/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
La City e mare sporco, condanne in vista

Dopo quasi tre anni dalla chiusura delle indagini, sono arrivate ieri le richieste di rinvio a giudizio per le inchieste parallele su divieto di balneazione fantasma dell'estate 2015 e sul caso La City, riunite in un unico procedimento. E insieme quelle di condanna per i quattro imputati: Marco Alessandrini, Enzo Del Vecchio, Luigi Albore Mascia e Marcello Antonelli, che avevano optato per il rito abbreviato. Al termine dell'udienza davanti al gup Gianluca Sarandrea, il pm Anna Rita Mantini ha chiesto sei mesi di reclusione per il sindaco Alessandrini e il suo ex vice Del Vecchio; otto mesi per Albore Mascia, predecessore di Alessandrini, e per l'ex assessore all'urbanistica Antonelli. I primi due sono accusati, insieme al dirigente Tommaso Vespasiano per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio, di concorso in omissione di atti d'ufficio per la vicenda del mare sporco.
Albore Mascia e Antonelli devono rispondere, invece, di abuso d'ufficio per la storia della City, ovvero la mega struttura che dovrebbe ospitare la nuova sede della Regione. Con loro coinvolti nell'inchiesta ben 12 tra imprenditori, dirigenti regionali e comunali e direttori dei lavori. Per tutti, il pm ha chiesto il processo. Si tratta di Marco Sciarra, legale rappresentante della società Iniziative immobiliari abruzzesi; il costruttore Giovanni Pagliarone; i direttori dei lavori Carlo Galimberti e Mario D'Urbano: tutti accusati di abuso edilizio. Dovranno invece difendersi dal reato di abuso d'ufficio i dirigenti: Antonio Sorgi, Carla Mannetti, Gaetano Silverii, Emilia Fino, Pierluigi Caputi, Gaetano Pepe, Lanfranco Chiavaroli, Enrico Iacomini. Al centro dell'indagine, la variazione di destinazione d'uso deliberata dalla giunta Mascia.
L'ULTIMO ATTOPer sapere come andrà a finire questa storia e quella del mare inquinato bisognerà, comunque, aspettare l'anno nuovo. In programma l'8 gennaio le decisioni del gup. Due vicende che, nel 2015, hanno suscitato una valanga di polemiche. Per quella del mare sporco, Alessandrini per mesi è stato bersagliato da richieste di dimissioni. Poi l'inchiesta della procura scattata da una serie intercettazioni telefoniche del dirigente Vespasiano, incardinate nel procedimento della City, di qui pertanto la decisione di riunire le due indagini in un unico procedimento. Secondo l'accusa, Alessandrini, Del Vecchio e Vespasiano avrebbero «omesso di emanare idonei provvedimenti amministrativi volti a tutelare la salute pubblica e ad impedire la pubblica balneazione di quel tratto costiero», nonostante fossero a conoscenza della rottura della condotta del depuratore che determinò lo sversamento in mare di 30 mila metri cubi di liquami. Per la procura, avrebbero dovuto subito emanare un divieto di balneazione. Cosa che non fu fatta. Anche ieri, il pm Mantini ha ribadito che «era doveroso procedere alla sospensione temporanea della balneazione».
Non meno gravi, secondo la procura, le responsabilità per gli imputati dell'inchiesta sulla City. Con la variazione di destinazione d'uso deliberata dalla giunta Mascia, sottolinea «si addiveniva al sostanziale ampliamento della destinazione d'uso della sottozona indicata, attestando, contrariamente al vero, che tale variazione non determinasse l'aumento del carico urbanistico e delegavano al privato costruttore la mera attestazione del mancato incremento del carico antropico».


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