PESCARA «Nella vicenda City c'è stata una totale sovrapposizione di interessi pubblici e interessi privati». Così, il pm Anna Rita Mantini, ha aperto la sua requisitoria sul caso della struttura che dovrebbe ospitare tutti gli uffici regionali, e che ha finito per coinvolgere nel procedimento 14 personaggi. Oltre all'ex sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, e all'ex assessore Marcello Antonelli, che hanno scelto la strada del rito abbreviato davanti al gup e per i quali l'accusa ha chiesto la condanna a 8 mesi di reclusione per il reato di abuso d'ufficio, sono sotto accusa anche diversi tecnici comunali e regionali e alcuni costruttori per i quali il pm ha chiesto il rinvio a giudizio. Sono l'imprenditore Marco Sciarra, legale rappresentante della società Iniziative Immobiliari Abruzzesi; l'amministratore unico della Imar Costruzioni, Giovanni Pagliarone; il direttore dei lavori per le opere strutturali, l'ingegnere Carlo Galimberti; il direttore dei lavori architettonici, Mario D'Urbano, tutti accusati di abuso edilizio. E rischiano il processo anche i dirigenti della Regione e del Comune di Pescara, Antonio Sorgi, Carla Mannetti, Gaetano Silverii, Emilia Fino, Pierluigi Caputi, Gaetano Pepe, Lanfranco Chiavaroli ed Enrico Iacomini. Fulcro del procedimento e delle presunte irregolarità contestate dalla procura, la variazione di destinazione d'uso dell'immobile in presenza, sostiene l'accusa, di un rischio aeroportuale sollevato dall'Enac, in quanto la struttura sorge proprio a ridosso dell'aeroporto di Pescara. Il pm ha evidenziato la sospetta decisione della commissione tecnica regionale di sospendere la procedura di gara per concedere, in sostanza, una sorta di vantaggio al gruppo di costruttori oggi davanti al gup, per superare alcuni ostacoli tecnici. «Cosa che era stata invece negata», ha detto il pm, «ad altre società fra cui Cielo Alto che aveva presentato un'iniziativa pubblica su via Lago di Campotosto». L'accusa ha poi ricordato la questione del carico antropico e cioè dell'eventuale aumento di utenti di quella struttura per il passaggio da utilizzo privato a pubblico. E il fatto che l'amministrazione pubblica, sul punto, si sia accontentata di una valutazione dell'imprenditore: «Due righe», ha detto la Mantini, «sottoscritte da Sciarra, sull'assenza del carico antropico: due paroline magiche che fecero superare il problema. Una boccata d'ossigeno per i costruttori: non c'è stata nessuna volontà di creare la migliore scelta per la pubblica amministrazione». E poi la richiesta di condanna per Albore Mascia e Antonelli, contestata dalla difesa dei due imputati, secondo i quali i due avrebbero agito nel pieno rispetto dei loro ruoli politici, chiamati ad avallare una procedura tecnica che era passata al vaglio di dirigenti e tecnici di più amministrazioni interessate.