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Pescara, 24/07/2024
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Data: 12/09/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Tria pronto al taglio dell’Irpef. Salvini: in pensione a 62 anni. Il ministro dell’Economia parla di una «prima riduzione» delle aliquote, chiede di sbloccare Tav e Tap. La proposta del leader leghista sui pensionamenti costerà 13 miliardi. «Pace fiscale da 20 miliardi»

Taglio dell'Irpef, ma anche riforma delle pensioni e una maxi operazione di pace fiscale che potrebbe fare incassare fino a 20 miliardi. Se il ministro Giovanni Tria comincia a scoprire le carte sul fisco (ma anche su temi caldi come Tav e Tap) dicendosi favorevole a un avvio graduale della riduzione delle tasse sulle persone fisiche e auspicando una soluzione perché si sblocchino le due grandi opere, a delineare le misure chiave per la Lega è Matteo Salvini, che accanto al pacchetto fiscale, mette in cima alla lista proprio lo smantellamento della Fornero. A poco più di un mese dal varo della manovra di bilancio, il leader del Carroccio spiega che sulle pensioni si stanno ancora facendo i calcoli ma la richiesta è di arrivare alla cosiddetta «quota 100» fissando il paletto dell'età non a 64 anni ma a 62, da accompagnare a «quota 41 e mezzo ». Un intervento corposo e che secondo le prime stime della società di ricerca Tabula, potrebbe costare 13 miliardi il primo anno (al lordo delle tasse) e 20 a regime. Se questi fossero i numeri si discosterebbero poco dalla cifra indicata dall'Inps, 14 miliardi, in caso di quota 100 senza paletti di età. Altro capitolo citato dal vicepremier leghista, è quello della pace fiscale che si rivolgerà «a chi ha fatto la dichiarazione dei redditi», ma non può pagare e che invece «correrebbe a pagare » se il conto fosse «il 10%». Le stime di gettito sono ancora in corso ma si dovrebbero superare i 15 miliardi, spalmati su più anni. La manovra, come ricorda Tria, metterà le basi per realizzare le priorità per la legislatura e sul fronte fiscale riguarderà anche le famiglie, non solo gli autonomi o le imprese che investono. I redditi medi soffrono di una pressione fiscale «troppo alta », afferma il ministro. Per questo «bisogna trovare gli spazi per la partenza di un primo accorpamento e di una prima riduzione delle aliquote». Sempre valutando «le compatibilità di bilancio», ha puntualizzato Tria. L'importante è iniziare a ridurre il debito, che quest'anno si manterrà sostanzialmente stabile, con una correzione dello 0,1% (dovrebbe dunque scendere al 131,7%), e contemporaneamente non peggiorare «ma anzi migliorare » il saldo strutturale. Per la flat o dual tax bisogna quindi guardare alla massa delle tax expenditures, troppe e confusionarie, mentre per il reddito di cittadinanza lo spazio si potrebbe trovare partendo dalle risorse del Rei e delle altre forme di sostegno al reddito «aggiungendo qualcosa». Su tutte e tre le riforme basilari del contratto di governo si può iniziare a dare un segnale. L'idea, illustrata dal viceministro Massimo Garavaglia, è di una dual tax Ires, che scenderebbe dal 24% al 15% sugli utili reinvestiti in azienda. L'ultima stoccata il titolare di via XX Settembre la riserva a infrastrutture e investimenti, come la Torino-Lione e il gasdotto Tap. «Personalmente spero che si facciano, che il problema si sblocchi, che ci sia una soluzione ». Un messaggio chiaro affidato alla maggioranza.

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