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Data: 12/09/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, via dal lavoro a 62 anni patto con le imprese sul turn over

ROMA La notizia l'ha data direttamente Matteo Salvini a Porta a Porta. Non appena lasciato il vertice con gli economisti della Lega, si è recato nel salotto di Bruno Vespa e ha spiegato che, il suo partito, sulle pensioni aveva trovato la quadra. La legge Fornero, che dal prossimo primo gennaio permetterà di lasciare il lavoro solo al compimento del sessantasettesimo anno di età, sarà superata. I lavoratori pubblici e privati potranno ritirarsi una volta che avranno raggiunto «quota 100», come somma tra l'età della pensione e gli anni di contribuzione. Ma ci saranno alcuni paletti. Il primo è che l'età minima per il pensionamento sarà di 62 anni e, dunque, serviranno almeno 38 anni di contributi. Oppure 41 anni e mezzo di contributi a prescindere dall'età. A vertice economico della Lega, si è discusso molto della proposta da portare avanti. Alcuni non volevano nessun paletto, altri invece propendevano per una soglia più alta, i 64 anni indicati da Alberto Brambilla, l'ex sottosegretario del Welfare molto ascoltato da Matteo Salvini. Alla fine è stata accolta la proposta messa a punto da Claudio Durigon, sottosegretario leghista del lavoro. Secondo fonti del Carroccio, il costo per i conti pubblici di «quota 100» con il limite di età a 62 anni, costerebbe 6,5 miliardi di euro. Questo considerando che ci saranno almeno due misure che ridurranno il costo della proposta. La prima prevede il ricalcolo con il metodo contributivo a partire dal 1995 in poi. Questo significa che l'assegno per chi andrà in pensione sarà più basso rispetto al pensionamento a 67 anni. Chi volesse scegliere di avere una pensione più alta, potrà comunque ritirarsi scegliendo le vecchie regole della Fornero. La seconda misura che dovrebbe contenere il costo della proposta, è la decisione di porre un limite massimo di due anni ai contributi figurativi che possono essere conteggiati nei 38 anni di lavoro necessari per maturare i requisiti per lasciare il lavoro. Questo meccanismo limiterà la platea degli interessati, escludendo molti di coloro che hanno avuto carriere discontinue. Secondo il centro studi Tabula, di Stefano Patriarca, invece, il costo sarebbe di 13 miliardi al lordo delle tasse e di 9 miliardi al netto.
IL DETTAGLIO
Il progetto della Lega sarà poi legato ad un piano per il turn over. L'intenzione sarebbe quella di avere un rapporto «uno a uno» tra pensionamenti e assunzioni di giovani. A questo scopo dovrebbero essere utilizzati dei fondi esuberi finanziati dalle imprese sull'esempio di quanto avvenuto nel settore bancario. Il vertice di ieri è servito a fare il punto su tutto il pacchetto fiscale che la Lega ha intenzione di proporre per la prossima manovra di bilancio.
LE ALTRE MISURE
La pace fiscale, una sorta di condono tombale sulla falsa riga di quello del 2002, dovrebbe portare nelle casse dello Stato secondo i calcoli fatti dalla stessa Lega e riferiti ieri da Salvini, «20 miliardi di euro». Si potranno rottamare vecchie cartelle, atti di accertamento, processi verbali della guardia di finanza, liti nelle commissioni tributarie. Ci saranno tre aliquote crescenti a seconda degli importi. «Non è un regalo - ha assicurato Salvini - c'è gente che è disperata, che pagherebbe il 10% del dovuto, gente che per riavere un conto corrente, correrebbe a pagare». Molto si è discusso anche di flat tax. Salvini ha espresso dubbi sull'abbassamento della prima aliquota Irpef, dal 23% al 22%, per gli effetti quasi impercettibili che avrebbe sui contribuenti. Si sarebbe dunque deciso di ritirare la proposta e utilizzare i 4 miliardi che sarebbe costata per altro.

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