ROMA Il disco verde alla riduzione della prima aliquota Irpef è arrivato ieri da Giovanni Tria. Il ministro dell'economia, parlando alla Summer school di Confartigianato, ha spiegato che bisogna trovare gli spazi» per «una partenza di un primo accorpamento e una prima riduzione delle aliquote sui redditi familiari» in modo «graduale» e nel «rispetto dei vincoli di bilancio». Insomma, il taglio dal 23% al 22% del prelievo sul primo scaglione Irpef, quello fino a 15 mila euro di reddito proposto dalla Lega come primo passo di avvicinamento verso la Flat tax. Eppure proprio su questa misura gli entusiasmi del Carroccio, che ieri ha riunito il suo gotha economico, si sarebbero raffreddati.
Matteo Salvini avrebbe fatto notare che il giogo non vale la candela. Spendere 4 miliardi di euro per dare a stento 10 euro a contribuente al mese rischierebbe di rendere la misura controproducente. Meglio allora, rimandare di un anno e concentrare tutte le risorse su un taglio delle tasse che faccia sentire i suoi effetti sulle tasche dei contribuenti. A regime, ha comunque spiegato Tria, la Flat tax, sarà finanziata con il taglio delle deduzioni e delle detrazioni fiscali. Un processo che però «richiede tempo».
L'IMPEGNO
Tria ieri ha dato anche altre importanti informazioni sulla manovra prossima ventura. Innanzitutto ha spiegato che quest'anno la riduzione del debito sarà marginale, lo 0,1% del Pil. Un segnale dopo la stabilizzazione dell'ultimo anno. Sul deficit ha confermato che non peggiorerà, ma anzi migliorerà leggermente, l'indebitamento strutturale come vuole l'Ue. Il ministro poi si è augurato che «Tav e Tap si sblocchino» perché, ha detto, «si tratta di grandi collegamenti internazionali». Il ministro ha parlato anche della Cdp, avvertendo che non può diventare una nuova «Gepi», deve rimanere privata, altrimenti il debito pubblico farebbe un balzo «inimmaginabile». Anche sulle possibili correzioni della Fornero il ministro ha detto che ci si può ragionare, ma facendo «attenzione ai costi».
La stessa attenzione che bisognerà avere per il reddito di cittadinanza voluto dal Movimento Cinque Stelle. «Si tratta», ha spiegato il ministro, «di valutare i costi addizionali perché non è che l'Italia finora non abbia avuto strumenti, si tratta di trovare qualcosa in più, un po' di fondi in più all'inizio». Per Tria il reddito va disegnato «in modo corretto» per far sì «che assicur protezione ai cosiddetti perdenti». Ieri, in serata, il leader dei 5Stelle Luigi Di Maio, ha ribadito che il reddito andrà inserito nella manovra altrimenti «ci sarà un grave problema per il governo».
IL PROGETTO
«Bisogna spostare le risorse», sempre secondo Tria, «dalle imprese meno produttive a quelle più produttive e non accade da un giorno all'altro. Si tratta di governare la transizione». E a chi gli domandava se gli 80 euro di Renzi sarebbero sopravvisuti, il ministro ha risposto ch e «anche quelli hanno problemi di gestione, è un provvedimento disegnato male e le cose vanno fatte bene». Sul reddito, intanto, M5S e Lega hanno approvato ieri una mozione alla Camera che prevede che il reddito di cittadinanza vada pagato soltanto ai cittadini italiani che ne hanno veramente diritto. Sarebbero, insomma, esclusi gli stranieri, che costituiscono il 30% dei cinque milioni di famiglie in condizioni di povertà assoluta.
«Il Sud diventi come il Portogallo» Avanza la proposta tasse zero
ROMA Incentivi per le assunzioni, misure ad hoc per i giovani imprenditori, investimenti pubblici, infrastrutture. Sotto la regia del premier Giuseppe Conte e del ministro per il Mezzogiorno, Barbara Lezzi, prende corpo il piano per il Sud che sarà avviato già a partire dalla legge di bilancio messa in cantiere.
DECONTRIBUZIONI
Gli incentivi per le assunzioni, in scadenza nel 2018 e già estesi anche agli over 35 disoccupati da almeno sei mesi, saranno confermati al Sud per altri tre anni. Ma il governo valuta l'idea di rendere lo sconto fino a 8060 euro un bonus permanente, da inserire in pianta stabile al 100% a tutte le imprese meridionali che offrono lavoro a tempo determinato.
Finanziamenti fino a 40 mila euro, di cui il 35% a fondo perduto, e il restante a tasso zero in otto anni. Il governo estenderà i prestiti agevolati di Resto al Sud previsti per i neo-imprenditori under 35 anche ai professionisti fino a 40 anni. Sul piatto ci sono già per il 2019 462 milioni. Pronto entro dicembre anche il fondo di venture capital per le startup, che dovrebbe coinvolgere partecipate e privati nella creazione di imprese innovative nel campo della robotica, del software e della componentistica.
Si accelera sulle Zes, le zone economiche speciali nate per attrarre investimenti nei porti del Sud, grazie a un credito d'imposta per maxi investimenti fino a 50 milioni. Partite quelle di Napoli-Salerno e Gioia Tauro, si punta a sbloccare anche quelle ancora in lista d'attesa in Sicilia, Molise, Puglia e Abruzzo mediante iter burocratici più rapidi. L'obiettivo del ministro Lezzi è dirottare il 34% della spesa pubblica ordinaria al Sud, per rilanciare gli investimenti. Ministeri, Anas e Rfi compresi. Al centro le infrastrutture, che saranno vagliate nell'ottica di un piano di manutenzione straordinaria di scuole e ospedali, ma anche di strade e ferrovie. Il Mit ha già avviato in questo senso uno screening dell'esistente in collaborazione con comuni e regioni. Via binari unici e linee non elettrificate, rilancio delle linee ad alta velocità come la Napoli-Bari. Faro sulle concessioni regionali del Sud: quelle reputate svantaggiose o non all'altezza, saranno riportate nel controllo dello Stato. Al centro di tutto la Cassa depositi e prestiti: nei desiderata del governo il nuovo volano di sviluppo per rilanciare il Meridione.
Intanto cresce l'idea di fare del Sud la Florida d'Italia, attirando pensionati dai paesi europei in cambio di zero tasse per 10 anni. La proposta di Fdi potrebbe piacere anche al governo e finire nella legge di bilancio. L'esempio è il Portogallo che ha introdotto le esenzioni attirando 80-100 mila ospiti.