PESCARA Rapino esce dalla scena, Castricone ci rientra. Con una polemica velenosa, l'ex deputatodel Pd attacca il partito per le decisione delle ultime ore che hanno visto Marco Rapino dimettersi e passare il testimone a Renzo Di Sabatino. Rapino, come annunciato dal Centro, ha salutato tutti con una lettera. «Lo ripeto ogni volta dal 4 marzo, in ballo non ci sono i destini personali, ma un destino collettivo», scrive. «In questo momento storico deve prevalere più di sempre l'interesse della comunità rispetto all'ambizione individuale. Proprio per questo ho deciso di rassegnare le mie dimissioni che ho formalizzato al presidente dell'Assemblea regionale, Camillo D'Alessandro. Spero che attraverso il mio gesto il Pd possa ritrovare spirito di coesione e proposte per affrontare il cammino nuovo che lo aspetta», è il suo auspicio. «Fare il segretario era il sogno della mia vita e oggi che si conclude la mia esperienza, posso dire di provare solo una grandissima gratitudine verso la nostra comunità politica. Adesso ci aspettano mesi e anni fondamentali», continua Rapino, «dove dovremo essere in grado di voltare pagina, cambiare e fare del Pd un nuovo soggetto politico all'altezza del mondo dove viviamo. E' la storia che ce lo impone. Stiamo vivendo un momento di enormi difficoltà, il governo populista con la sua propaganda rischia di demolire i valori sui quali abbiamo costruito l'Italia», sostiene l'ex segretario Dem. La sua lettera d'addio si chiude così: «In questi anni so di aver fatto molti errori e alcune cose buone. Sono convinto però di non aver mai anteposto la mia ambizione all'interesse della nostra comunità politica. Con la scelta di oggi ritengo di creare le condizioni affinché anche in Abruzzo il Pd avvii una discussione profonda che lo porterà a Congresso subito dopo le elezioni regionali. Lascio il Pd nelle mani sicure del vice segretario e del coordinamento politico appena costituito. Da subito continuerò ad aiutare il nostro Partito come semplice iscritto. Per fortuna ci si dimette dalle poltrone e non dalle passioni. Spero che le mie dimissioni non aprano polemiche, ma suggeriscano soluzioni».Ma la speranza di Rapino si infrange subito. «C'è bisogno di un forte segnale di discontinuità e le sue dimissioni organizzate vanno nella direzione opposta», afferma Castricone. «Tratteggiano ancora una volta un modo di procedere fatto di ridicoli bizantinismi e sotterfugi in totale contrasto, oltre che con le regole del partito, con il semplice buon senso. Rapino avrebbe dovuto dimettersi davanti all'assemblea del partito e in quella sede si sarebbe dovuta aprire la discussione su una nuova fase. Invece si è voluto imbastire un coordinamento politico lottizzato tra pochi intimi, appannaggio di Luciano D'Alfonso, e sul quale l'assemblea sarà chiamata solo a ratificare una notizia che abbiamo appreso dalla stampa». E conclude: «Preferisco stare alla larga da un certo modo di fare».