Se Antonio Luciani, sindaco di Francavilla da quasi sette anni e mezzo, non vuole precludersi la possibilità di correre alla presidenza della Regione Abruzzo, deve rassegnare le proprie dimissioni da primo cittadino. Ed è quello che farà oggi, protocollando un documento che avrà efficacia a partire dai 20 giorni successivi. E cioè dal 3 ottobre. Come a lanciare un messaggio al centrosinistra: sono candidabile, ma solo come presidente. Una legge tutta abruzzese, di recente modificata dal Consiglio regionale, disciplina infatti le incompatibilità degli amministratori che vogliano candidarsi in Regione. Il 6 ottobre è il termine per eliminare le cause di incompatibilità alla candidatura, tra le quali è prevista la carica di sindaco di città superiori a 5.000 abitanti. Ma il Testo unico degli enti locali prevede che «le dimissioni presentate dal sindaco diventano efficaci e irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presentazione». «Il significato è chiaro», spiega Luciani, «le dimissioni non sono efficaci e non hanno alcun effetto né sulla carica né sulla funzione, se non decorsi 20 giorni dalla loro presentazione. Continuerò ad esercitare le mie funzioni h24 come ho sempre fatto e avrò tempo fino al 3 ottobre 2018 per decidere se ritirarle. Questi 20 giorni saranno utili per capire se le numerose istanze che mi giungono da ogni parte d’Abruzzo affinché mi candidi per la carica di Presidente non possano essere ricondotte su altre ipotesi». Luciani, forte di una percentuale di consensi di questo secondo mandato del 65,75 per cento, seconda percentuale più alta in Italia, nella giornata di ieri ha affidato il suo messaggio ai social network, e a partire da un post pubblicato all’ora di pranzo sono fioccati i commenti, francavillesi e non, la maggior parte dei quali incita il primo cittadino ad andare avanti, a trasformare “il modello Francavilla” nel modello Abruzzo. «La gente mi chiede di entrare nel merito delle questioni, dal turismo all’ambiente, dalla sanità ai trasporti, dall’agricoltura alle politiche sociali alle infrastrutture, per rendere grande come merita il nostro Abruzzo. Non ho mai fatto mistero della mia aspirazione né del mio stato d’animo », prosegue il sindaco, «mi sentirei pronto, prontissimo ad affrontare questa sfida se non ci fosse la mia Francavilla a sussurrarmi di restare». Luciani si rivolge alla politica senza risparmiare neppure il vicino centrosinistra: «Sono un po’ sconcertato dalle discussioni di questi giorni. La buona politica avrebbe dovuto rivolgersi all’ascolto, all’autocritica. Segnare una rottura con il passato, fare un bagno di umiltà e ripartire dalle persone, termine quest’ultimo tanto caro a uno dei padri costituenti, lo statista Aldo Moro. Sono le persone al centro dell’universo, non i simboli. Invece continuano i balletti romani, le scelte verticistiche, le spartizioni. Mi sento un corpo estraneo rispetto a queste dinamiche che non accetto e non tollero e come me tante persone nel nostro territorio regionale». E non è escluso che per la causa possa correre da solo, formando una coalizione civica di moderati: «Non escludo un possibile coinvolgimento al di fuori dei partiti tradizionali alcuni dei quali danno l'impressione di avere a cuore solo la loro conservazione o la loro crescita, a partire da quelli di governo. Altra dovrebbe essere la loro funzione». Venti giorni, dunque, perché la politica valuti la disponibilità di Luciani e perché il primo cittadino decida, in base alle condizioni, di restare alla guida della città fino al 2021, data di scadenza naturale del mandato, o se tentare il salto all'Emiciclo.