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Data: 13/09/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Negozi, il Carroccio frena sui festivi: «Al massimo dodici chiusure l’anno»

ROMA «Serve equilibrio», aveva detto Matteo Salvini dando sponda al ministro Gian Marco Centinaio preoccupato per la vocazione turistica dei comuni italiani che se venisse approvata la legge che obbliga i negozi a chiudere la domenica potrebbero non essere così attraenti per chi li visita. E gli equilibristi sono arrivati. Sono i ventitré leghisti firmatari della proposta di legge che obbliga a chiudere solo dodici giorni all'anno che corrispondono a festività come Pasqua, Natale, il 1 maggio, e la festa di Ognissanti. Curiosità: sono gli stessi, identici giorni di chiusura che propone il Pd nel suo testo. E infatti dalla scorsa legislatura targata Pd si vuole ripartire cercando così massima condivisione, ma soprattutto «l'equilibrio» di cui parlava Salvini. E infatti, curiosità delle curiosità: tra i leghisti che avanzano questa mediazione ci sono due ministri e un sottosegretario. Tutti veneti, con alle spalle importanti esperienza amministrative. Sono il ministro per la famiglia, nonché vicesegretario della Lega Lorenzo Fontana, il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani e il sottosegretario al Mef Massimo Bitonci.
E spulciando l'album dei ricordi, Bitonci, da sindaco di Cittadella prima e di Padova poi, aveva emanato più di un'ordinanza ad hoc sulle chiusure domenicali. Ora che da deputato è diventato persino sottosegretario al Ministero dell'Economia, poteva non dire la sua anche lui sull'argomento più caldo del momento?
Spunta quindi una sesta proposta di legge sullo shopping e la domenica. Sesta perché in coda ci sono già i due testi gemelli avanzati da M5S e Lega, una proposta popolare, una del Consiglio delle Marche e una del Pd.
LA LIGA VENETA
Ora si aggiunge questo sesto testo, il secondo da parte della Lega, pardon la Liga veneta, di cui Massimo Bitonci è presidente. Il testo è stato presentato alla Camera il 29 maggio, pochi giorni prima del giuramento del governo Conte. Ed è una proposta che fa sintesi tra M5S e Lega. L' ha redatta l'assessore regionale al Commercio Roberto Marcato e lascia piena libertà di apertura durante la domenica. Ma soprattutto è una proposta che non vuole buttare al mare quanto fatto in precedenza. «Nella scorsa legislatura la Camera ha approvato, anche su iniziativa della Lega, - si legge - una proposta di legge per l'obbligo di chiusura domenicale e festiva». Legge che si arenò in Senato, proposta dall' ex sindaco dem, Angelo Senaldi, e a cui votarono sì pure i Cinquestelle. Come dire: ripartiamo da lì e lasciamo la competenza alle regioni. E qui il Veneto autonomista che tra poco spegnerà la prima candelina del referendum votato lo scorso 22 ottobre e che è ancora a mani vuote, lancia un messaggio chiaro a Roma. Gli obiettivi condivisi nel Tavolo etico sono stati approvati dalla Conferenza delle regioni nella seduta del 22 giugno 2017, a conferma della rilevanza nazionale che riveste il tema delle aperture domenicali.
Si tratta di due paginette di proposta di legge. Un testo light che appunto introduce l'obbligo di chiusura degli esercizi commerciali per dodici giorni festivi all'anno, senza possibilità di deroga ma, attenzione, con posibilità di fare eccezione per le città d'arte e turistiche e ovviamente bar, ristoranti, alberghi, «esercizi commerciali collocati nelle aree di servizio lungo le autostrade e nelle stazioni ferroviarie, marittime e aeroportuali e gli esercizi commerciali ubicati nei comuni a prevalente economia turistica e nelle città d'arte individuati dalle normative regionali».
Serviva un equilibrio tra la proposta del movimento Cinquestelle presentata da quattro firmatari tra cui il deputato Davide Crippa, diventato sottosegretario, e le due proposte leghiste con ampie clausole di derogabilità e che vedono schierati ben quattro sottosegretari, due ministri e un presidente di Regione.

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