ABRUZZO. «Noi siamo diversi dagli altri concessionari». Strada dei Parchi non ci sta. A Toto non va giù passare come il «Benetton del Centro Sud» come lo aveva ribattezzato il quotidiano ‘La verità’ di Maurizio Belpietro.
«La società è una tra le poche ad aver vinto una gara Europea, nel 2002», spiega la concessionaria dell’A24 e A25. «Il governo Gentiloni nella primavera del 2017 non ha abbonato 121 milioni del canone dovuto ad Anas secondo il contratto di concessione. Si è trattato solo di una sospensione e non della cancellazione, tanto che il pagamento della somma (111 milioni) avverrà al termine della concessione con applicazione degli interessi legali.
Strada dei Parchi ricorda anche che dal 2013 pende la procedura per l'aggiornamento del Piano economico e finanziario della concessione destinato ad individuare le coperture di spese per gli interventi imposti dalla legge. Un ritardo che va avanti ancora oggi.
«I pedaggi avrebbero subito meno incrementi se il Pef avesse visto la luce entro il 2013, come previsto dalla legge». Intanto nei mesi scorsi il Tar Lazio ha obbligato il MIT a disporre gli incrementi tariffari negati per tre anni e ha indicato la formazione del nuovo Pef come l'occasione per rendere più graduale le dinamiche tariffarie.
E poi ancora sulle tariffe la società continua a difendersi: «non le definisce il concessionario ma il Ministero sulla base di una formula matematica contenuta nel contratto di concessione: su ogni euro di pedaggio solo 43 centesimi vanno alla concessionaria mentre i 57 restanti vanno allo Stato. Chi ci ha guadagnato di più?»
«700 MILIONI PER LA MANUTENZIONE ORDINARIA»
Per quanto riguarda la manutenzione ordinaria Strada dei Parchi spiega che dal 2003 al 2017, quindi negli ultimi di 15 anni, sono stati spesi oltre 700 milioni.
Per le manutenzioni straordinarie, invece, è lo Stato che deve mettere i soldi perché è proprietaria della strada. Dunque tutti gli interventi straordinari necessari dopo il terremoto spettano allo Stato. Si parla di circa 250 milioni, 58 dei quali sbloccati grazie all'intervento del Tar. Si aspetta che gli altri 192 si sblocchino.
Sulle immagini di piloni ammalorati che da giorni girano sui social network e finiscono anche sui giornali la società rassicura: «il fatto che sia visibile l'armatura del pilone non incide in alcun modo sulla sua portanza». Per il resto la situazione è chiara e la società lo ripete da mesi: «i viadotti sono perfettamente in grado di reggere ai carichi previsti dalla normativa». Il vero problema resta il terremoto: «c’è bisogno di un adeguamento antisismico».