ROMA «Domani rischiamo di prendere non gli applausi ma...». Alla fine tocca a Giuseppe Conte trovare il modo per uscire dalle sabbie mobili. «Salvo intese», la formula da prima Repubblica che al termine del Consiglio dei ministri viene usata per mascherare le profonde divergenze che sulla ricostruzione del ponte Morandi ci sono tra Lega e M5S, e tra la maggioranza e gli enti locali. Sempre a Conte dopo il Consiglio tocca scendere in conferenza stampa e presentare una cartellina vuota mentre il ministro alle Infrastrutture Toninelli illustra con enfasi una serie di buone intenzioni e «sorprendenti» novità. Un «salvo intese» che lo stesso premier in conferenza stampa difende a fatica quando deve spiegare che non c'è il nome del commissario che gestirà la ricostruzione e che non si capisce ancora chi costruirà il ponte. «Oggi ne vedremo di tutti i colori», aveva pronosticato il sottosegretario Giancarlo Giorgetti qualche ora prima del Consiglio di ministri.
I RUOLI
Un via vai di bozze di decreto hanno mandato in tilt l'ufficio legislativo di palazzo Chigi. Con Conte costretto a mediare ora con il ministro Di Maio, ora con il presidente della Liguria Giovanni Toti, ora con Matteo Salvini attraverso il sottosegretario Edoardo Rixi e lo stesso Giorgetti che da giorni tenta un accordo Una fitta e lunga catena di comando che alla fine ha prodotto poco e niente e che, soprattutto, non ha risolto il problema su chi gestirà la ricostruzione. Il M5S non intende assegnare a Toti il compito della ricostruzione viste anche le differenti vedute tra il governatore, la Lega e i grillini. I primi due continuano a pensare che sia complicato estromettere Autostrade e che, soprattutto, si rischiano di allungare moltissimo i tempi di ricostruzione anche in vista di possibili contenziosi. Di Maio continua però a sostenere che Autostrade dovrà sì pagare il ponte, ma che la costruzione debba essere affidata a Fincantieri e Italferr. Tutto ciò è scritto nell'ultima bozza circolata, ma il testo fa acqua da tutte le parti anche perché Autostrade è pronta a difendersi in ogni sede. Ma se per salvare la faccia dalla «discussione preliminare», prevista dall'ordine del giorno del Consiglio dei ministri, si è passati ad un'approvazione con la formula salvo intese, può significare che la maggioranza intenda chiudere la faccenda molto presto. Come? Una soluzione il premier Conte ce l'avrebbe e ha avuto anche modo di esporla ai due vicepremier: nominare come commissario il sindaco di Genova Marco Bucci. E affidare a Fincantieri e Italferr la ricostruzione del ponte, ma al tempo stesso avviare con Autostrade una trattativa sulle concessioni autostradali che magari preveda anche l'affidamento ad altri della tratta genovese, ma che non metta in dubbio la tenuta della società in borsa. Alla Lega non dispiace l'idea di Conte anche perché permette di non offrire a Toti - ieri letteralmente infuriato per il «dilettantismo» del governo - quella visibilità che renderebbe tra un anno difficile al Carroccio reclamare la poltrona di governatore della Liguria. Inoltre si arriverebbe ad un accordo con Autostrade. Il problema è capire cosa intenda fare Di Maio che fatica infatti a far digerire ai suoi una trattativa con Autostrade. Seppur condotta da terze persone.