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Pescara, 24/11/2024
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Data: 16/09/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Abruzzo verso le regionali - Centrodestra, il candidato si decide a testa o croce. La scelta avverrà oggi ad Arcore: Bellachioma e Pagano dovranno ubbidire. E a Pescara Lega, Forza Italia, Fdi, civiche e Dc si ricompattano in piazza Unione

PESCARA Per ricompattarsi il centrodestra abruzzese sceglie piazza Unione. Ma esorcizza con strette di mano e megafono 48 ore di fibrillazione. La stretta di mano che non ti aspetti è quella tra Nazario Pagano, coordinatore regionale di Forza Italia, e l'ex forzista Fabrizio Di Stefano, sotto lo sguardo del cerimoniere della Lega, Giuseppe Bellachioma che ha organizzato il raduno in piazza per invocare elezioni a novembre. Le frasi perentorie dette al megafono, invece, sono di Gianfranco Giuliante, vice leader del Carroccio, che parla di «Golpe bianco di D'Alfonso e del Pd», per i tempi lunghi del ritorno alle urne.
INDOVINA CHI VIENE A CENA. In piazza ci sono tutti: Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia, liste civiche e c'è persino la Democrazia Cristiana, con la giovane segretaria regionale Angelica Bianco. Ma c'è anche l'ansia di conoscere il patto di Arcore da cui dipenderanno gli equilibri e la qualità del collante che ieri ha riunito i pezzi del centrodestra trasformandolo (se resterà così) in una macchina da guerra. Che accadrà questa sera a cena dal cavaliere? Pagano e Bellachioma giurano di non saperlo. E così vivono l'incontro in piazza scambiandosi sorrisi e abbracci. Le indiscrezioni della vigilia parlano però di una soluzione da testa o croce, nel senso che gli alti ufficiali del Carroccio e degli azzurri, dopo Rai, Consiglio di Stato e Csm, avrebbero trovato un accordo definitivo anche sulle prossime elezioni regionali. Un accordo che prevede che la Sardegna finisca appannaggio della Lega; il Piemonte invece vada ad un nominativo indicato da Forza Italia mentre si farebbe pari e patta (una a testa) con la scelta dei candidati presidenti in Abruzzo e Basilicata.
A TAVOLA È MEGLIO IL PRIMO. La logica porta a dire però che l'Abruzzo toccherà al partito di Pagano, ma solo se questa sera a cena sarà il padrone di casa a scegliere per primo. In Abruzzo, infatti, la vittoria del centrodestra è molto più facile di quanto lo sia in Basilicata. Ma Berlusconi, per avere i diritto di prelazione, dovrà cedere sul resto, in primis su Marcello Foa alla presidenza Rai.
ATTENTI AL CRAC. Il patto corre su un filo di lana. Può anche rompersi. Così, Lega e Forza Italia coltivano in Abruzzo i rispettivi piani B. Pagano va avanti con le primarie a quattro; Bellachioma non demorde e ribadisce che il candidato presidente spetta alla Lega. «Se Salvini me lo chiede e se la coalizione lo accetta», aggiunge, «sono pronto a candidarmi. Io, come soldato del partito, ci metto la faccia», esclama.
CHI C'ERA? La piazza si riempie, mentre Bellachioma, ricercatissimo, rilascia dichiarazione. Arrivano da tutto l'Abruzzo, tra i presenti, oltre ai già citati, si riconoscono Leonardo Casciere, Gianna De Amicis (Ugl), Mauro Febbo, Guerino Testa, Lorenzo Sospiri, Palmerino Mammarella, Ricardo Chiavaroli, Désirée Del Giovine, Annarita Guarracino, Emanuele Imprudente, Marcello Antonelli, Armando Foschi, Andrea Leonzio, Maurizio Costa, Mario Colantonio, Diego Costantini, Giorgio Di Clemente, Berardino Fiorilli, Gianluca Zelli, Adelchi Sulpizio, Carlo Masci, Fabrizio Montepara, Pietro Quaresimale, Nicoletta Verì, Francesco De Santis e tanti altri. Al megafono si alternano Giuliante e Pagano, che rassicura «con Bellachioma è rinato l'amore», poi Testa che arringa: «D'Alfonso è il passato», la giovane segretaria Dc che cita Alcide De Gasperi e Di Stefano che ironizza: «D'Alfonso parla di un piano da 200mila voti, vuole dire che voteremo nel 2100». Ma nel pomeriggio, Renzo Di Sabatino, nuovo plenipotenziario del Pd abruzzese, spara sul mucchio.
CORSI E RICORSI. «La Lega si muove infischiandosene di norme e competenze», afferma, «la invito a lasciar perdere questioni che sono demandate, per legge, ad altri soggetti e non possono essere oggetto di pressioni e manifestazioni di piazza. Manifestazioni», dice parafrasando Vico, «che non furono organizzate quando, con Chiodi, il centrodestra ritardò di ben sei mesi la scadenza naturale della legislatura».

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