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Pescara, 24/11/2024
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Data: 17/09/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Abruzzo verso le regionali - Così la cena di Arcore può cambiare lo scenario. Forza Italia in pole position, ma se vince la Lega anche Di Primio farà dietrofront. E da Pescara l’ex ministro Minniti lancia l’operazione per il riscatto del Pd

Un Alka-Seltzer sul comodino nel caso in cui la cena di ieri sera ad Arcore, di Berlusconi e Salvini, dovesse rimanere sullo stomaco. Così, ieri sera, sono andati a letto Umberto Di Primio e Mauro Febbo, tanto per fare qualche esempio, in attesa di notizie. Se infatti Forza Italia, data in pole position prima della cena dal cavaliere, dovesse conquistare l’Abruzzo a discapito della Lega, per loro è tutto a posto. Al contrario, già da oggi Di Primio dovrà premere il tasto rewind e tornare a fare il sindaco di Chieti. Ma c’è anche la terza opzione. Quella che ieri sera sia andata in scena solo una cena del disgelo. E che, in questa settimana, sarà importante organizzare una riunione di coalizione, anche con Fratelli d’Italia, per parlare insieme delle regionali. E il Pd? L’Abruzzo gioca un ruolo da protagonista anche in questo caso. Parte da Pescara, infatti, l’operazione di rilancio del partito. «Accetto l’invito di Calenda, non potrei dirgli di no. Sono disposto a questo e molto altro per la salute del Partito Democratico ». A parlare è l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, intervenuto a Pescara nel corso della festa dell’Unità. Incalzato dalle domande della giornalista Daniela Senepa, Minniti analizza i problemi interni al partito, dando la sua ricetta per la costruzione di un Pd ancora più forte: «La severissima sconfitta elettorale e figlia dell’incapacità di saper rispondere ai sentimenti di rabbia e paura che animano i cuori delle persone. Un partito come il nostro non può ignorarli. Ci sono dei problemi come il lavoro o la sicurezza », prosegue Minniti, «ai quali non possiamo rispondere con le statistiche, che seppur positive non sono esaustive. Il Pd deve rispondere ai più deboli, alle persone meno abbienti: a chi vive in periferia perché non può permettersi altro, ma ha paura di uscire di casa. Deve farlo mettendoci la faccia, costruendo un dialogo, non rimanendo freddo sui numeri».
LA SICUREZZA. Poi passa ad affrontare il tema sicurezza: «Un bene comune e prezioso. Nel 2017 l’Europa è stata al centro di attacchi terroristici. Il nostro Paese è stato l’unico non toccato, proprio nell’anno in cui si è registrato il record di turisti stranieri in Italia. Questo significa che chi dice che in nome della sicurezza bisogna rinunciare a una fetta di libertà mente. Tenere la gente chiusa in casa a guardare la diretta Facebook del Ministro degli Interni non è la soluzione. Sicurezza e libertà non sono due valori opposti, ma devono andare avanti a braccetto. Guardate il voto del Parlamento Europeo sull’Ungheria: ecco, se qualcuno pensa di fare dell’Italia, l’Ungheria del Mediterraneo, si sbaglia di grosso».
I NAZIONAL POPULISTI. Non manca l’analisi dei primi tre mesi di governo Conte: «Nazional populisti, come li chiamo io, sono quelli che tengono le persone incatenate a rabbia e paure. Adottano una strategia della tensione comunicativa per nascondere il vuoto che c’è sotto. Prendiamo la tragedia di Genova: uno Stato degno di questo nome dovrebbe avere due obiettivi, fare giustizia e ricostruire in tempi rapidi. Invece il Governo ha iniziato una caccia al nemico politico».
GLI SBARCHI. Quindi sugli sbarchi: «Il problema non si risolve alzando la voce. Io sono andato in Libia. Ci ho messo la faccia e abbiamo ottenuto i risultati: gli arrivi sono diminuiti dell’80%». Infine detta la sua ricetta per la rinascita del partito: «Serve un congresso, in cui tutte le componenti possano dialogare in maniera costruttiva, dalla classe dirigente ai militanti. L’obiettivo non è tornare al potere, ma parlare alla società. Occorre una forte opposizione politica per sconfiggere il nazional populismo».

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