L'AQUILA Come si è arrivati a definire la data del 10 febbraio per le regionali? Lo spiega al Messaggero, dall'ufficio che è stato di Luciano D'Alfonso, al sesto piano di palazzo Silone, all'Aquila, il presidente vicario della Regione Giovanni Lolli. Rispedendo al mittente accuse su tentennamenti, ritardi e rivelando gustosi retroscena nel giorno della firma della delibera. «Abbiamo deciso di orientarci su tre cose - spiega Lolli-: si deve votare prima possibile, garantendo il massimo dei diritti di elettori e di coloro che vogliono candidarsi e nel rispetto delle norme». Alla presidente della Corte d'Appello, Fabrizia Francabandera, è stato poi consegnato un voluminoso dossier. «Anche lei sottolinea Lolli ha concordato sul fatto che in Abruzzo si è legiferato a strati e alcune norme non sono perfettamente allineate. Poi ci siamo fatti fare due pareri, uno dal servizio legislativo del Consiglio e uno dall'Avvocatura». Sulla base di tutto ciò, spiega Lolli, si è valutata «la strada che mette maggiormente al riparo l'ente da possibili rischi di annullamento delle elezioni».
«Non ci sono stati dubbi prosegue sul fatto che il rischio sicuramente maggiore era quello di comprimere i novanta giorni più trenta sanciti dalle norme, a decorrere dalla pubblicazione del decreto di scioglimento. D'altra parte questo aspetto non è stato toccato dalle recenti modifiche consiliari. Per questo si arriva inevitabilmente alla prima domenica utile il 23 dicembre. E' chiaro che non si può votare né una settimana dopo, a Capodanno, né quella dopo ancora, all'Epifania. Quindi si arriva al 13 gennaio, per via giuridica».
RESPONSABILITÀ
A questo punto Lolli dice di essersi assunto una precisa responsabilità. «Ho proposto alla presidente Francabandera di spostare al 10 febbraio. Per due motivi: consentire la propaganda elettorale nelle migliori condizioni possibili ed evitare di far lavorare intensamente sotto Natale uffici pubblici. La presidente, poi, ha verificato che mai, nella storia repubblicana, si è votato a gennaio».
I Comuni, tra l'altro, dovranno restare aperti all'Epifania e il giorno prima per ricevere le candidature. «Per questo avremmo potuto spostare ancora dice Lolli ma abbiamo convenuto che di fronte alla scelta di fare prima possibile non fosse necessaria un'ulteriore proroga. La decisione è stata complessa, ma l'abbiamo assunta in quindici giorni. Da quando sono responsabile della vicenda ho corso come una freccia: altro che tirare a campare». Lolli si mostra sereno sui possibili risvolti giudiziari. «Sull'eventuale ricorso al Tar siamo sufficientemente tranquilli: già fu proposto, da un politico Cinque Stelle, e fu rigettato. Il caso della Polverini nel Lazio, poi, ha tutta altra natura». E quelli economici? «L'attività della giunta prosegue, su vicende molto complesse, dai bilanci ai fondi comunitari, per arrivare alle autostrade e ai terremoti. Il Consiglio dovrà fare lo stesso, come è successo nei sei mesi di proroga chiesti e ottenuti da Chiodi a suo tempo. Non ci sono sprechi. E tra l'altro votando a febbraio ci si potrà riallineare alla fine della legislatura, con risparmi economici».
Il presidente vicario smonta anche l'aspetto politico: «Mi pare che la manifestazione della Lega non fosse molto affollata; c'è stata l'occupazione dell'aula consiliare fatta da tre persone; i Cinque Stelle invece stanno avendo un comportamento equilibrato; soprattutto non mi pare che i cittadini si stanno interrogando su questi problemi». Stoccata finale: «Ho ricevute garbate pressioni di tutti i colori, anche dalla mia parte perché ci fosse più tempo, e me ne sono fatto carico. Ci sono state, poi, pressioni più divertenti da parte di chi ha detto pubblicamente di votare prima possibile e poi, all'orecchio, mi ha sussurrato: Mica mi vorrai prendere sul serio...».