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Data: 19/09/2018
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Inchiesta parco Lanciano: processati l'ex governatore D'Alfonso e mezza giunta. Procura di Pescara chiede rinvio a giudizio per falso ideologico, nei guai anche ex e attuali assessori e dirigenti. Udienza il prossimo 5 marzo

PESCARA - Per l'ex governatore, Luciano D'Alfonso, ora senatore del Pd, e mezza Giunta regionale abruzzese di centrosinistra è stato chiesto il processo nell'ambito dell'inchiesta della procura di Pescara sulla riqualificazione del parco comunale Villa delle Rose di Lanciano (Chieti).

L'istanza di rinvio a giudizio è stata formulata dal pm titolare del fascicolo Rosaria Vecchi, al Gup, Gianluca Sarandrea.

L'udienza è stata fissata per il prossimo 5 marzo. Il processo è stato chiesto sulla base della ipotesi di reato di falso ideologico in concorso, in particolare sulle modalità di approvazione da parte della Giunta della delibera numero 367 del 3 giugno 2016, finalizzata al progetto di riqualificazione dell'area del centro di Lanciano.

Nei guai oltre a D'Alfonso, eletto senatore tra le fila del Partito democratico alle elezioni politiche del 4 marzo scorso, i tre assessori Marinella Sclocco, Silvio Paolucci e Dino Pepe, l'ex assessore Donato Di Matteo, il segretario di Giunta in quella seduta, Fabrizio Bernardini, dirigente a chiamata diretta dello staff di D'Alfonso e l'ex capo della segreteria della Presidenza, Claudio Ruffini, dimessosi dalla carica proprio nel pieno delle indagini.

Il reato contestato dal pm Rosaria Vecchi, per quanto riguarda il Parco di Lanciano, è di falso ideologico in concorso. Al centro dell'inchiesta la delibera del 3 giugno 2016, con la quale la Giunta ha posto le basi per il recupero dell'ex ippodromo di Lanciano.

Secondo la Procura, quel primo atto sarebbe viziato da un falso, in quanto gli imputati, "in concorso tra loro, previo accordo telefonico intercorso tra D'Alfonso e Ruffini", avrebbero attestato, "contrariamente al vero", la presenza di D'Alfonso alla seduta straordinaria di Giunta, che si è svolta nella sede della Regione Abruzzo a Pescara.

La circostanza sarebbe emersa anche in una serie di intercettazione telefonica nelle quali D'Alfonso avrebbe annunciato il suo arrivo mentre la delibera sarebbe stata approvata in sua assenza con i documenti che però avrebbero attestato invece la presenza, con tanto di firma apposta successivamente.

Questo filone fa parte della maxi inchiesta della Procura della Repubblica dell'Aquila, scattata nel 2015, su alcuni appalti gestiti dalla Regione Abruzzo che ha visto titolare il pubblico ministero Antonietta Picardi, dal settembre dello scorso anno trasferita, su sua richiesta, alla Procura generale della Cassazione, con le indagini condotte dai carabinieri del Noe.

Il fascicolo è stato trasferito per competenza territoriale alla fine dello scorso anno alla procura di Pescara, che ha svolto ulteriori approfondimenti chiudendo poi le indagini.

La maxi indagine ha portato all'apertura di 11 filoni con oltre trenta indagati. Il filone, principale, quello sull'appalto milionario per la ricostruzione di Palazzo Centi è sfociata nell'archiviazione del pubblico ministero, Fabio Picuti.

Il reato contestato dal pm Rosaria Vecchi, per quanto riguarda il Parco di Lanciano, è di falso ideologico in concorso. Al centro dell'inchiesta la delibera del 3 giugno 2016, con la quale la Giunta ha posto le basi per il recupero dell'ex ippodromo di Lanciano.

Tornando al filone pescarese Secondo la Procura, quel primo atto sarebbe viziato da un falso, in quanto gli imputati, "in concorso tra loro, previo accordo telefonico intercorso tra D'Alfonso e Ruffini", avrebbero attestato, "contrariamente al vero", la presenza di D'Alfonso alla seduta straordinaria di Giunta, che si è svolta nella sede della Regione Abruzzo a Pescara.

La circostanza sarebbe emersa anche in una serie di intercettazione telefonica nelle quali D'Alfonso avrebbe annunciato il suo arrivo mentre la delibera sarebbe stata approvata in sua assenza con i documenti che però avrebbero attestato invece la presenza, con tanto di firma apposta successivamente.

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