CASTIGLIONE MESSER MARINO C'è chi promette di strappare la tessera elettorale, chi minaccia di bloccare i Tir che stanno sostituendo le pale eoliche e chi giura di avviare un'azione legale contro i prefetti di Chieti e Isernia perché la strada alternativa è più pericolosa del viadotto. Lo psicodramma dell'Alto Vastese è andato in scena nella tarda mattinata di ieri quando gli operai della provincia pentra hanno apposto le barriere metalliche al quinto ponte più alto d'Italia che collega Abruzzo e Molise. Da ieri si viaggia sulla strada alternativa: la ex Statale 86, una delle prime strade della storia della zona che, già prima del 1900, consentiva di arrivare a Napoli da Vasto. Peccato che la manutenzione su quest'arteria, nel frattempo passata alle due Province, sia assente da decenni. Così, ieri, decine di cittadini hanno raggiunto il ponte prima della chiusura, guardati a vista da numerosi carabinieri. Con l'attuale situazione viaria chi dovrà raggiungere Agnone per assistenza sanitaria e servizi vari impiegherà il triplo del tempo. Va peggio ai 38 studenti di Castiglione che per raggiungere le scuole saranno costretti a un giro panoramico di un'ora e un quarto perché sulla ex SS 86 non potranno passare i bus.
La sera prima della dead line, a Castiglione centinaia di persone hanno partecipato all'incontro pubblico convocato dal sindaco Felice Magnacca con la deputata del M5s Carmela Grippa. La richiesta è unanime: la strada disastrata e il viadotto chiuso devono tornare all'Anas che ha le disponibilità economiche per riaprirlo (si parla di decine di milioni di euro per sistemare il pilone n. 3 in rotazione) e manutenerlo oltre alle competenze necessarie. «Ognuno deve fare la sua parte - dice Magnacca -, e soprattutto i fatti». Presto i sindaci abruzzesi del territorio convocheranno i Consigli comunali per deliberare la richiesta di riacquisizione da parte dell'Anas. Intanto per l'Alto Vastese si prospetta un inverno drammatico con strade chiuse o ridotte a mulattiere.