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Data: 19/09/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Di Maio a Tria: «Trova i soldi». Affondo del capo M5s: «Pretendo che un ministro serio non lasci soli gli italiani in difficoltà»

Un ministro serio deve trovare le risorse per rispondere ai bisogni dei cittadini più in difficoltà. Il giorno dopo il vertice a Palazzo Chigi sulla manovra, Luigi Di Maio smentisce, per l'ennesima volta, che sul tavolo ci sia una richiesta di dimissioni del ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Ma le parole con cui accompagna questo ragionamento sono pesanti. Dall'entourage del vicepremier precisano che da parte del leader M5S non c'è nessun attacco personale ma un invito a tutto il governo a rispettare il contratto. E la sua uscita probabilmente non sarà piaciuta a via XX Settembre, dove continua il lavoro prevalentemente tecnico in vista dell'aggiornamento del Def e della manovra. «Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria», precisa il capo politico dei 5 Stelle ma, scandisce, «pretendo che il ministro dell'Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà. Gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare». All'appello, per rispondere a tutti i «desiderata» dei due partiti di maggioranza, mancano almeno 11-12 miliardi, visto che parte delle coperture arriveranno dalla pace fiscale - i calcoli sono ancora in corso ma si attestano sui 4-6 miliardi-. I margini di deficit dovrebbero invece essere assorbiti dallo stop agli aumenti dell'Iva, che pesano per 12,4 miliardi. Dagli spazi di deficit, infatti, si possono ragionevolmente ricavare 10-12 miliardi, che potrebbero salire fino a 15 se però fossero confermate le previsioni di crescita, e quindi di deficit tendenziale, per il 2018. Un rallentamento infatti si ripercuoterebbe anche sui conti del prossimo anno, riducendo anche i margini di deficit vista la volontà di non superare in ogni caso l'1,6%-1,7%. Il resto delle risorse, quelle reclamate a gran voce dai 5 Stelle per non tradire le promesse e avviare il reddito di cittadinanza, dovranno arrivare da una nuova dose di spending review ma anche «pescando» tra le risorse già stanziate di misure rimaste solo sulla carta, cioè quelle per le quali non sono mai stati approvati i decreti attuativi. Qualche centinaio di milioni potrebbe essere recuperato anche dal taglio delle pensioni d'oro sopra i 4.500 euro, rilanciato dal M5S. L'intesa nella maggioranza è stata raggiunta, fanno sapere dalla Lega, dopo che è stata accolta la richiesta del partito di via Bellerio di specificare che si tratta di 4.500 euro netti, «per non dare adito a interpretazioni capziose», come ha sottolineato il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari. Le risorse recuperate andrebbero a finanziare l'aumento delle pensioni minime. Anche la pensione di cittadinanza, infatti, come ha ribadito lo stesso Di Maio, rientra tra i capitoli irrinunciabili per i 5 Stelle ed è proprio una delle misure, insieme al reddito di cittadinanza, necessaria per dare risposte a chi è più in difficoltà. Dal canto suo la Lega sta concentrando i suoi sforzi, e la sua «dote» su quota 100 per le pensioni, come ha sottolineato anche ieri Matteo Salvini, e porterà a casa un primo assaggio di flat tax con l'ampliamento del regime forfettario per autonomi e partite Iva, «sacrificando» l'avvio della riduzione delle tasse sulle famiglie. Il progetto comunque andrà avanti e si dovrà ben calibrare per dare benefici «alla classe media» pur mantenendo «il budget gestibile », come ha garantito Tria. Il ministro ha anche ribadito quello che è il suo «pallino», il rilancio degli investimenti, che devono tornare ad essere «il 3% del Pil nel breve termine».

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