PESCARA Giornata decisiva, oggi, a Roma, per decidere a quale partito della colazione di centrodestra spetterà indicare il candidato presidente alle elezioni regionali del 2019 nelle quattro reghioni interessate al voto tra l'autunno e la primavera: Abruzzo, Basilicata, Piemonte e Sardegna. Dal vertice in programma tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, non uscirà però il nome del candidato, che dovrebbe essere indicato all'interno dei coordinamenti regionali. A scaldare i motori sono in tanti, ma se dal tavolo romano scaturisse l'indicazione di Forza Italia, il partito deciderà sulla scorta di un sondaggio i cui risultati sono attesi per il fine settimana. Il sondaggio commissionato dal coordinatore regionale Nazario Pagano è stato condotto su un campione di mille elettori ai quali sono stati indicati quattro nomi (Umberto Di Primio, Paolo Gatti, Antonella Di Nino, Mauro Febbo). Una seconda domanda ha riguardato l'indicazione di voto.Intanto, sulla data delle elezioni interviene Gianni Melilla (Leu), presidente emerito del consiglio regionale, che chiede di interrompere le polemiche. «La data», dice, «è stata decisa dal vertice della Regione Abruzzo e dalla più alta carica della magistratura abruzzese, la presidente della Corte d'Appello Fabrizia Francabandera, che gode di un prestigio indiscusso per la sua imparzialità e professionalità dimostrate in decenni di attività», dice Melilla. «La violenza verbale con cui le forze di destra e grilline si sono scagliate contro questa decisione, è inaccettabile», sottolinea, «e dimostra una preoccupante assenza di cultura della legalità e di rispetto nei confronti della istituzione regionale e della magistratura. Una elezione regionale costa 8 milioni di euro e se fosse dipeso da me avrei accorpato in una unica data le elezioni regionali con quelle che si svolgeranno in primavera».