PRATOLA PELIGNA Da lui erano partite le denunce nei confronti dei titolari dell'azienda Autotrasporti Di Nino e dell'allora vicepresidente della Provincia e attuale sindaco di Pratola Antonella Di Nino. Denunce che hanno portato all'avvio di una serie di procedimenti giudiziari alcuni ultimati e altri ancora in corso. Ieri Gelso Fontana, ex dipendente della Di Nino Autotrasporti è stato condannato per il reato di calunnia alla pena di due anni di reclusione, oltre al pagamento dei danni e delle spese legali alla parte civile. «All'origine della condanna ci sono le accuse, poi rivelatesi infondate, rivolte dall'imputato a Piero e Antonella Di Nino. L'uomo diceva di esser stato perseguitato, in quanto rappresentante sindacale, al punto da decidere di querelare i Di Nino accusandoli di violenza e minaccia privata. Ma nel corso del procedimento giudiziario le accuse non trovarono riscontro, così il giudice rimise gli atti alla Procura per gli accertamenti del caso.A loro volta i Di Nino denunciarono Fontana per calunnia, simulazione di reato, false informazioni al pubblico ministero e falsa testimonianza. Ieri il Tribunale ha condannato Fontana, il quale era stato tra i principali accusatori della famiglia Di Nino nel processo che si è chiuso con la condanna di Piero Di Nino a tre anni e nove mesi per il reato di estorsione. «La condanna di Gelso Fontana», afferma l'avvocato Vincenzo Margiotta, difensore dei Di Nino, «dimostra ancora una volta come il teorema che ha consentito in primo grado la condanna Di Piero Di Nino fosse basato sulle dichiarazioni di una persona assolutamente inattendibile. Sono convinto che i giudici della Corte d'Appello riusciranno a porre rimedio a questo grave errore giudiziario».