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Pescara, 24/07/2024
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Data: 24/09/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Verso la manovra di bilancio - La Lega: 7 miliardi per cancellare la Fornero E per il reddito è ancora caccia alle risorse. Sanità, tensione tagli Regioni in allarme: a rischio le terapie

ROMA La manovra entra nel vivo. Entro giovedì il consiglio dei ministri dovrà approvare la «Nadef», la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, nella quale dovrà indicare le nuove stime su deficit e debito da cui discenderanno gli spazi per finanziare le misure del governo gialloverde. Dalla Lega e dal premier Giuseppe Conte, continua ad arrivare la richiesta al ministro dell'Economia che la «manovra sia espansiva». Il carnet, del resto, è molto ampio. Alcuni nodi restano ancora da sciogliere. Il più intricato è quello del reddito di cittadinanza e delle pensioni di cittadinanza. Il Movimento punta ad ottenere 10 miliardi di euro per partire nel 2019. L'idea è di utilizzare le risorse già presenti per il Rei, circa 2,6 miliardi. Se il ministro Giovanni Tria non dovesse concedere abbastanza spazio, l'intenzione sarebbe anche di usare i soldi dell'assegno di disoccupazione e quelli della social card. Un nodo importante è anche quello della platea con la Lega che insiste per riservare la misura ai soli cittadini italiani, una discriminante, specialmente nei confronti degli altri cittadini comunitari, che potrebbe presentare problemi di costituzionalità. Il primo passo sarà comunque il potenziamento dei centri per l'impiego. A disposizione ci sono 750 milioni che si punterebbe a raddoppiare, utilizzando anche i fondi europei. Il Movimento punta anche alla pensione di cittadinanza, portando le minime a 780 euro: ma dai primi calcoli, per alzare l'assegno sociale a 800 mila pensionati servirebbero 4 miliardi, mentre per alzare quello di circa 1 milione di invalidi civili (assegno a 282 euro) ne servirebbero almeno altri sei.
IL PACCHETTO
La Lega punta buona parte delle sue carte, invece, sulla riforma della legge Fornero, che dovrebbe essere sostituita dal pensionamento con «quota 100» come somma tra età di ritiro e contributi versati. L'età minima per lasciare sarà di 62 anni. A questa età serviranno 38 anni di contributi. Ma ci sarà anche una soglia minima che riguarderà i versamenti all'Inps: 36 anni di contributi. Senza averli non si potrà comunque lasciare il lavoro. Una misura che, ha spiegato Salvini, costa 6-7 miliardi. Accanto alla riforma della Fornero, ci sarà anche una pace contributiva, la possibilità di riscattare a prezzi scontati la laurea e gli anni in cui non si è lavorato. Il secondo pilastro delle proposte leghiste, sarà la flat tax al 15% per le partite Iva e i professionisti che dichiarano fino a 65 mila euro l'anno. Anche in questo caso affiancata da una pace fiscale. Completano il pacchetto il taglio dell'Ires al 15% per le imprese che reinvestono gli utili in azienda, la cedolare secca al 21 sugli affitti commerciali e il taglio delle accise.

Sanità, tensione tagli Regioni in allarme: a rischio le terapie

ROMA Le Regioni chiedono due miliardi di euro in più per finanziare il fondo sanitario nazionale. Il ministero dell'Economia, a stento, è pronto a concedere uno, rispettando gli accordi presi per il 2019 tra i governatori e l'ex ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. In mezzo, in questa diatriba, c'è l'attuale inquilina del dicastero di viale Trastevere, Giulia Grillo. La quale, in questi mesi, ha promesso importanti interventi per recuperare nuove risorse o rimodulare il superticket del 10 per cento di ticket introdotto nel 2011. Nella stesura della prossima manovra non si litiga soltanto per trovare i soldi per il reddito di cittadinanza, la flat tax o la riforma della pensione con Quota cento. Stando all'intesa con il precedente governo, il fondo sanitario nazionale, con un miliardo in più, dovrebbe salire a 114,4 miliardi di euro nel 2019. Per i governatori non è sufficiente. Infatti dicono che ne servono due: il primo per pagare gli aumenti dell'ultimo contratto nazionale per il settore, l'altro serve per finanziare la spesa per i farmaci sperimentali: gli antineoplastici che in ambito oncologico si stanno mostrano meno tossici delle chemio, l'edaravone che può rallentare moderatamente la degenerazione motoria nei malati di Sla . «Anche se - nota Enrico Coscioni, delegato dal governatore campano Vincenzo De Luca per la sanità - queste risorse finiamo ormai per utilizzarle per tutte le cure più complesse».
IL PROVVEDIMENTO
Come detto, al Mef si sta lavorando con non molte difficoltà per trovare i soldi necessari da inserire in manovra per portare da 113,4 a 114,4 miliardi di euro il fondo nazionale sanitario. Di più non si vuole concedere. E in quest'ottica potrebbero cadere anche i propositi del ministro Grillo di intervenire sul super ticket di 10 % che dal 2011 si paga sulle ricette per le prestazioni di diagnostica e di specialistica. Questo provvedimento permette di recuperare 470 milioni, ma dal Tesoro fanno sapere che il risparmio totale è quasi doppio, visto che il balzello disincentiva le prestazioni improprie. Ogni riduzione, secondo gli uomini di Tria, va finanziata con le risorse già presenti nel Fondo sanitario nazionale. Per le Regioni questo schema è inaccettabile. «Il nostro livello di spesa in rapporto al Pil è inferiore a quello degli altri Paesi europei - osserva Alessio D'Amato, assessore alla Sanità del Lazio - e inoltre è ineludibile lo sblocco del turn over, visto che le regole sono basate su criteri anacronistici. Per non parlare degli investimenti, decisivi nella nostra Regione anche per mettere in sicurezza sismica le strutture ospedaliere». Ma centro e periferia dello Stato sono lontane anche sulle future assunzioni nel comparto sanitario. Oggi si può assumere soltanto se il singolo ente ha un costo del lavoro inferiore all'1,4% rispetto a quanto registrato nel 2004. Le regioni del Nord chiedono di modificarla, sostituendo a questo criterio il principio del pareggio di bilancio, tanto da aver spinto la conferenza delle Regioni ad aprire un tavolo di lavoro ad hoc. Quelle del Sud, forti dei tagli registrati nell'ultimo decennio grazie ai commissariamenti, vogliono salvare lo status quo perché sanno che così possono reclutare nuovo personale.
LA RIQUALIFICAZIONE
Nei giorni scorsi il premier Giuseppe Conte ha fatto sapere che terrà in considerazione le richieste che gli verranno dal ministro della Salute. Ma mai come nelle ore - e a tre giorni dalla presentazione della Nota di aggiornamento al Def propedeutica per segnare i confini della manovra - il ministro grillini deve fare i conti con i freni alla spesa che sta tentando di mettere il suo collega Giovanni Tria. Eppoi c'è da registrare una certa spinta del Carroccio per estendere la spending review anche in ambito sanitario. Intervistato dal Corriere della Sera, il vicepremier Matteo Salvini ha dichiarato: «Luigi Di Maio dice la sanità non si tocca, ma gli sprechi si devono toccare e i costi standard saranno importanti sotto questo punto di vista». Dall'inner circle del leader leghista dicono che «il riferimento è a una riqualificazione della spesa, magari ideando dei sistemi premiali per quelle regioni che risparmiano». Dal fronte pentastellato replicano che questa «è la risposta della Lega ai loro dubbi sulla pace fiscale, sulla Flat Tax e soprattutto sui decreti Immigrazione e Sicurezza».

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