ROMA L'abolizione totale della legge Fornero è l'obiettivo che si pone Matteo Salvini, come ha spiegato ieri lo stesso leader leghista. Ma ammesso che questo possa essere un obiettivo realistico per il futuro, per il 2019 il governo ne ha uno più realistico (pur se impegnativo): inserire una breccia visibile nell'impianto della riforma del 2011, limitando però il costo dell'operazione ad un importo non dirompente. Quindi si farà quota 100 con una soglia di età minima fissata a 62 anni e questa sarà soprattutto per la Lega una delle misure simbolo della manovra, probabilmente la più rilevante accanto al reddito di cittadinanza bandiera del Movimento Cinque Stelle. Allo stesso tempo, il meccanismo prevederà alcuni correttivi che hanno proprio lo scopo di contenere l'aumento della spesa previdenziale. Il dosaggio esatto dei dettagli sarà definito a ridosso della scadenza per la presentazione in Parlamento della legge (il 20 ottobre).
LE ALTERNATIVE
Le alternative sono diverse. Una prima leva che quasi certamente sarà usata riguarda il requisito contributivo, per il quale sarebbe fissato un minimo di 36 o anche di 37 anni. Non sarebbe quindi possibile - ad esempio - sommare 65 anni di età e 35 di contributi. Un'altra strada che si percorre, prevista anche nel progetto originario della Lega Nord, passa per la limitazione dei contributi figurativi utilizzabili per raggiungere la quota: conterebbero solo (o prevalentemente) quindi quelli da lavoro effettivo. C'è poi l'opzione delle penalizzazioni: chi vuole uscire prima dei 67 anni previsti per la vecchiaia dovrebbe accettare una decurtazione della pensione in proporzione degli anni di anticipo. C'è un precedente contenuto nella stessa legge Fornero: dal 2012, chi accedeva alla pensione anticipata avendo 41-42 anni ma prima dei 62 anni di età si vedeva applicare un taglio definitivo del 2 per cento per ogni anno di distanza dall'età di riferimento. Quel meccanismo - naturalmente non gradito agli interessati - fu però prima limitato, poi in tempi più recenti cancellato per sempre. Resta da vedere se gli interessati all'uscita anticipata con quota 100 riterranno digeribile questo sacrificio economico. Per inciso, per le pensioni superiori a 90 mila euro lordi la penalizzazione deriverebbe già dal combinato disposto della quota 100 e della proposta di legge sulle pensioni alte, che verrebbero appunto tagliate - anche per il futuro - in ragione della distanza dall'età di riferimento per la vecchiaia. Infine nella logica di un ritorno all'era pre-Fornero è stato anche ipotizzato il ripristino del meccanismo delle finestre, che ritarda di un anno l'uscita effettiva pur garantendo il diritto al pensionamento. In queste ore si ragiona però anche su altri aggiustamenti che potrebbero andare nel futuro a beneficio dei pensionandi: ad esempio l'ipotesi di applicare l'adeguamento dei requisiti all'aspettativa di vita solo a quelli di età: non verrebbe più incrementato - se questa opzione passasse - il paletto contributivo della pensione anticipata fissato dal 2019 a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e a 42 e 3 mesi per le donne.
LA PLATEA
Anche sul fronte dell'aumento delle pensioni minime già in essere - fronte presidiato invece dal Movimento Cinque Stelle - è ben presente l'esigenza di contenere i costi finanziari, altrimenti ingestibili con una platea potenziale di 4,5 milioni di persone. Dunque lo slogan lanciato dal vicepremier Di Maio, «Mai più una pensione al di sotto dei 780 euro mensili» andrebbe interpretato in relazione al reddito totale dell'interessato ed anche a quello familiare nei molti casi (come quello delle pensioni minime propriamente dette) in cui il diritto alla prestazione viene verificato appunto anche tenendo conto della situazione del coniuge.