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Data: 26/09/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni alte, dubbi dei tecnici della Camera sul progetto di legge: «Servono chiarimenti»

ROMA «Bye bye pensioni d'oro, stiamo per eliminare l'ennesimo scandaloso privilegio dopo i vitalizi!» fa sapere Luigi Di Maio spiegando che «è iniziato l'iter in commissione Lavoro della Camera» della proposta di legge che punta a tagliare i trattamenti pensionistici alti. Il vicepremier ha poi spiegato che in caso di necessità tutto il pacchetto sarà trasferito in legge di Bilancio. Ieri in realtà in commissione non è successo quasi nulla, se non il deposito del dossier del servizio Studi di Montecitorio sul provvedimento che ha come primo firmatario il capogruppo del M5S D'Uva.
IL MECCANISMO
I tecnici riepilogano il funzionamento del meccanismo identificando però alcune criticità. La prima osservazione riguarda proprio la formula prescelta per rideterminare l'importo delle pensioni che, secondo quanto indicato nello stesso titolo della proposta di legge, consiste in un «ricalcolo secondo il metodo contributivo». Il dossier evidenzia al contrario che il testo «configura una revisione che prende in considerazione solo i coefficienti di trasformazione legati all'età posseduta al momento del pensionamento, a prescindere da un effettivo ricalcolo contributivo». Di fatto la decurtazione si basa su una tabella allegata che individua per il passato una serie di età di riferimento corrispondenti agli attuali 67 anni della vecchiaia (dal 2019), superiori però alle età che via via nel corso degli anni erano in vigore per la vecchiaia stessa. Sintetizzando quindi: chi è già in pensione viene penalizzato non per il fatto di non aver versato abbastanza contributi rispetto all'importo percepito, ma semplicemente in base agli anni di anticipo rispetto all'età di riferimento.
In questo modo però, osservano ancora i tecnici, il meccanismo indicato «non considera l'età contributiva dei soggetti interessati e le differenze che possono sussistere tra singole situazioni contributive a parità di età». Quindi due persone che sono andate in pensione avendo la stessa età possono subire la stessa riduzione dell'importo pur avendo lavorato un numero diverso di anni.
Viene poi notato che una serie di categorie avevano per legge requisiti diversi da quelli previsti per la generalità dei lavoratori. Si tratta ad esempio dei lavoratori precoci, delle persone soggette a piani di esodo, dei dipendenti pubblici che avevano età specifiche per il collocamento a riposo. Senza contare che fino al 1992 l'età della vecchiaia per le donne era prevista a 55 anni, mentre per questo stesso periodo viene retroattivamente presa in considerazione un'età più alta, tra i 63 e i 64 anni. Sono questi i motivi per cui i tecnici della Camera ritengono «opportuno un chiarimento in ordine alla metodologia seguita per la rideterminazione della quota retributiva della pensione».
LA CONSULTA
Il dossier comprende ampie schede di approfondimento dedicate alle norme previdenziali toccate dal provvedimento. Significativamente, una si occupa della giurisprudenza costituzionale in materia: se la proposta di legge andrà in porto in questa forma, è probabile che i soggetti penalizzati si rivolgano alla Consulta per contestare la legittimità del taglio retroattivo al loro trattamento.

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