Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.558



Data: 26/09/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Atac licenzia la pasionaria M5S scopre la linea dura

Per il M5S, la vicenda è un po' politica e forse un po' anche psichiatrica. Del resto la protagonista, Micaela Quintavalle, sindacalista pasionaria dei conducenti Atac, vicinissima un tempo ai grllini romani, è appassionata di Massimo Fagioli e dell'analisi collettiva. Ieri è scoppiata in lacrime, in diretta Facebook, quando ha informato i suoi seguaci di essere stata licenziata dalla partecipata dei trasporti. Motivo? Avere sostenuto davanti a milioni di telespettatori delle Iene che «le vetture», insomma i bus del trasporto pubblico romano, «non sono sicure». Davanti al microfono, Quintavalle aveva parlato come semplice autista, come da sottopancia dell'intervista, con tanto di divisa d'ordinanza e senza autorizzazione. Per questo, considerato che aveva già accumulato decine di giorni di sospensione per altri provvedimenti disciplinari, è stata messa alla porta dalla società del Campidoglio.
PSICODRAMMA
La mossa, per quanto fosse stra-annunciata date le contestazioni, crea più di un imbarazzo a una frangia dei 5 stelle romani. Perché Quintavalle, all'Atac, non era una sindacalista qualsiasi. Nel 2016 era diventata - e lo è rimasta per almeno un anno - il trait d'union tra un folto gruppo di autisti delusi da vecchi partiti e sindacati e il nuovo potere grillino. Era sua la voce che, durante le elezioni comunali di due anni fa, incitava nelle chat interne i conducenti a sostenere «Marcello», che poi sarebbe Marcello De Vito, diventato a suon di preferenze, oltre 6mila, il consigliere comunale più votato, tanto da conquistare lo scranno di presidente dell'Assemblea Capitolina. «Quando andiamo a votare si sentiva in un messaggio audio della sindacalista votiamo Marcello per tutto quello che ha fatto e che ha ancora da fare, mettete il suo nome e poi in automatico il voto andrà alla candidata sindaco».
LA PARABOLA
I grillini provarono a ricambiare questo energico supporto a settembre dell'anno scorso, quando presentarono una mozione in Aula Giulio Cesare per chiedere di «avviare trattative sindacali tra l'Atac e il sindacato Cambiamenti M410». Insomma, per riconoscere formalmente la mini-sigla creata da Quintavalle, Cambiamenti appunto, e portarla al tavolo delle trattative con i sindacati più grandi.
Poi qualcosa deve essersi incrinato, nel rapporto coi grillini, se è vero che la pasionaria ha iniziato ad attaccare, anche pubblicamente, l'assessora alla Mobilità della giunta Raggi, Linda Meleo. E alla fine ha incontrato sulla sua strada i nuovi vertici dell'Atac, a cominciare dal presidente e ad Paolo Simioni, rimasti impermeabili alle pressioni politiche di diversi esponenti 5 stelle, che pure ci sarebbero state. Per paradosso ieri Quintavalle l'ha difesa solo il Pd, col capogruppo Pelonzi che infieriva: «Il M5S? Finché gli è servita, se la sono tenuta stretta».
LA SENTENZA
Da ieri il licenziamento è definitivo. L'azienda può puntare sul fatto che già da dieci anni la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione ha stabilito che può essere legittimo l'allontanamento del lavoratore che offende e letteralmente parli male dell'azienda presso cui lavora. Dopo la sospensione, poi, Quintavalle si era messa in malattia. E ha disertato le prime due convocazioni della commissione disciplinare, tanto da vantarsene pure su Facebook: «Gli avvocati mi hanno detto di non andare. Alla terza non credo che andrò, ho poche cose da dire all'Atac».
Ieri il pianto, rigorosamente online. «Ma ora posso riprendere in mano la mia vita - ha detto - Ovviamente fa male, non ho idea di quello che accadrà adesso. Impugnerò questo licenziamento».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it