“In Italia chi inquina non paga”:
è stato questo il commento a caldo di Cristina Gerardis, avvocato delle parti civili nel processo contro la discarica dei veleni di Bussi. Tutti assolti: la quarta sezione penale della Cassazione ieri ha cancellato con un colpo di spugna le dieci condanne tra i due e i tre anni inflitte dalla Corte d’Appello dell’Aquila il 17 febbraio 2017 per disastro colposo innominato ai dirigenti di Montedison. Una sentenza che prevedeva una provvisionale di circa 4 milioni di euro. Tutto in archivio.
Annullate le 10 condanne: 4 imputati vengono assolti per non aver commesso il fatto, per gli altri sei la Corte ha dichiarato prescritto il reato di disastro ambientale. Ma la Cassazione ha anche revocato le statuizioni civili, cioè le provvisionali sulla base delle quali le parti, tra cui la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Ambiente, Regione e Provincia, oltre ad associazioni ambientalisti e due privati, potrebbero basare la causa in sede civile.
Il sostituto pg della Cassazione Simone Perelli aveva invece chiesto la conferma delle condanne riconoscendo oltre al disastro colposo anche l’avvelenamento, ma dichiarando il reato prescritto. E soltanto due settimane fa, la sezione disciplinare del Csm aveva condannato il presidente della Corte d’Assise di Chieti Camillo Romandini che in primo grado aveva assolto gli imputati, alla perdita di due mesi di anzianità per aver tenuto un comportamento gravemente scorretto nei confronti dei giudici popolari.
La lettura della sentenza della Corte d’Assise
Una storia infinita, quella della discarica dei veleni di Bussi, cominciata con l’assoluzione in primo grado di tutti i 19 imputati dall’accusa di aver avvelenato le falde acquifere. Il reato di disastro ambientale venne derubricato in colposo e quindi prescritto. Un’assoluzione che proprio pochi giorni fa è stata ricostruita davanti al Csm con tutti i suoi retroscena di pressioni, cene, delazioni, e che si è conclusa con la condanna del presidente della Corte d’Assise per le pressioni sui giudici popolari. La sentenza fu poi ribaltata in Corte d’Appello.
Cristina Gerardis
“La Cassazione annulla la sentenza della corte aquilana sul disastro di Bussi. Tra “non avere commesso il fatto” e “annulla le statuizioni civili” si mette una bella pietra tombale su tutto, compresi i rifiuti pericolosi ancora seppelliti lì sotto. In Italia chi inquina non paga – ha commentato l’avvocato dello Stato Cristina Gerardis -Tranquilli. Peccato per il lavoro fatto, a questo punto inutilmente, e per un territorio che ritengo non riceverà il giusto ristoro e compensazione per il gravissimo danno subito. L’unica consolazione personale è avere lavorato con impegno e dedizione fino all’ultimo, con i colleghi degli enti locali e delle associazioni ambientalistiche, con i tecnici che ci hanno assistito, con gli studenti che si sono dedicati con passione al caso della Tremonti. Fare l’avvocato forse è anche questo e bisognerebbe essere resistenti a prove così. Ma per Bussi e per l’Abruzzo, dentro di me, era diverso”.