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Data: 29/09/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Bussi, la Cassazione assolve i 10 imputati. Sentenza nella notte, annullati anche i risarcimenti civili

BUSSI SUL TIRINO Nessun colpevole per la discarica di Bussi. Dopo 11 anni, la sentenza della Cassazione, letta nella notte, assolve dal disastro colposo anche i dieci imputati rimasti: quattro di loro, Luigi Guarracino, Giancarlo Morelli, Leonardo Capogrosso e Salvatore Boncoraglio, per non aver commesso il fatto e sei, Maurilio Aguggia, Carlo Cogliati, Nicola Sabatini, Angelo Domenico Alleva, Nazzareno Santini e Carlo Vassallo, per prescrizione. Per di più sono state annullate le provvisionali, già pagate, ma che ora dovranno essere restituite. L'udienza a Roma è stata aperta alle 11 dal relatore che ha parlato per circa un'ora. Quindi è stata la volta del Procuratore generale che ha esordito definendo di «giusta misura e rigore logico» la sentenza pronunciata dalla Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila, «con la quale - ha aggiunto - questo ufficio concorda pienamente».
C'ERANO GLI OTTIMISTI. È stato quindi il turno delle parti civili per le quali è intervenuta l'Avvocatura dello Stato, rappresentata da Cristina Gerardis che, per un breve periodo, è stata direttore generale della Regione Abruzzo. La parola è poi passata ai difensori dei 10 imputati: l'ultima a parlare è stata l'ex ministro Paola Severino. Nel primo pomeriggio, la Corte si è ritirata in camera di consiglio. E a quell'ora il commento dell'avocato Tommaso Navarra, che rappresenta Wwf e Legambiente, entrambi parti civili, era ottimistico: «L'udienza nella sua complessità e nella sua stessa durata testimonia l'oggettiva importanza delle questioni sottoposte alla Corte», ha detto il legale degli ambientalisti. «Finalmente possiamo però dire che la vicenda giudiziaria troverà una indicazione di certezza finale. Le parole del Procuratore generale sono state nette e autorevoli». Quindi l'attesa durata fino alle 22. Ma facciamo un passo indietro.
DA COSÌ A COSÌ. Nel 2014, il processo di primo grado, in corte d'Assise a Chieti, presieduta in quella occasione dal giudice Camillo Romandini, si concluse con l'assoluzione collettiva dei 19 imputati, dirigenti e tecnici della Montedison, perché non emerse nell'arco delle numerose udienze, alcun elemento di prova che dimostra il dolo, cioè la volontà, di inquinare il terreno e le acque da parte di chi era finito sott'accusa. Tre anni dopo, in Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila, l'epilogo fu diverso. Per i giudici, l'avvelenamento delle acque ci fu ma il reato, qualificato come colposo, era prescritto. Tuttavia era rimasta in piedi per dieci imputati l'accusa di disastro colposo innominato. Gli altri, per fatti ancora più lontani nel tempo, avevano usufruito della prescrizione.
IL SECONDO GRADO. La Corte d'Assise d'Appello aveva così inflitto tre anni di reclusione agli ex dirigenti dello stabilimento Maurilio Aguggia, Carlo Cogliati, Leonardo Capogrosso, Salvatore Boncoraglio; due anni a Nicola Sabatini, Domenico Angelo Alleva, Nazzareno Santini, Luigi Guarracino, Carlo Vassallo e Giancarlo Morelli. Ma le pene, visto che si tratta di fatti precedenti al 2006, erano state tutte condonate in quanto coperte da indulto.I giudici, inoltre, avevano dichiarato l'inammissibilità dell'impugnazione per Maurizio Piazzardi perché era risultato estraneo ai fatti. E assolto Guido Angiolini, ex amministratore di Montedison dal 2001 al 2003, con formula piena mentre il procedimento era stato dichiarato estinto per Vincenzo Santamato perché deceduto. Infine erano stati scagionati dall'accusa di disastro Camillo Di Paolo, Giuseppe Quaglia, Luigi Furlani, Alessandro Masotti, Bruno Parodi e Mauro Molinari.
I DANNI. Un aspetto non secondario della sentenza di secondo grado era stato quello dei risarcimenti a carico degli imputati che sfioravano i 4 milioni di euro. Si trattava, va precisato, di provvisionali in favore della Regione Abruzzo, del ministero dell'Ambiente, dei Comuni del Pescarese interessati dall'inquinamento, delle associazioni ambientaliste e della Solvay. Risarcite, all'epoca, anche le famiglie che hanno l'abitazione nei pressi del luogo nel quale sono state scoperte, nel 2007 dagli uomini della Forestale, guidati dal compianto comandante Guido Conti, le discariche inquinate sulle quali ora tramonta la possibilità del ripristino dello stato dei luoghi.Se per la discarica Tremonti, infatti, la partita, almeno per la bonifica, si è chiusa ad agosto quando il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, ha dichiarato conclusa la Conferenza di servizi che vede la Montedison responsabile dell'inquinamento, per le altre discariche il rebus è sciolto: tutto resterà così.



E il registro dei tumori è sparito nel nulla
La denuncia di Smargiassi (M5S) contro Mascitelli: anche Bussi e Popoli sono fuori controllo


PESCARA Il registro tumori in Abruzzo è fermo. A denunciare l'empasse è il consigliere regionale Pietro Smargiassi. Cos'è il registro tumori? E' un censimento che porta alla luce le correlazioni tra patologie diagnosticate e vari fattori tra cui quello ambientale. Una simile mappatura, infatti, permetterebbe di offrire nuovi spunti alla ricerca per stabilire se ci sono territori in cui l'incidenza tumorale e più frequente ed in base a quei dati procedere con analisi mirate.«La raccolta e l'aggiornamento dei dati sono fermi. Eppure sappiamo che il Registro Tumori, per il quale mi sono battuto sin dall'inizio della legislatura, dovrebbe essere un importante strumento per capire e contrastare un male che affligge purtroppo tantissimi cittadini abruzzesi. Sembra inverosimile», incalza Smargiassi, «che il Registro Tumori Abruzzo, partito nel 2016 con i migliori auspici e con ampi consensi, sembri oggi essersi impantanato nella fase di raccolta dei dati utili. Come già segnalato in precedenza, da un esame della pagina dedicata all'interno del sito www.asrabruzzo.it, i report sono fermi da deu anni. L'interpellanza che presentai mesi fa continua a rimanere lettera morta. E purtroppo tutto resterà così, perché l'attività del governo regionale dell'ex presidente D'Alfonso è paralizzata». «Ricordo con piacere», continua Smargiassi, «le parole e gli apprezzamenti di Alfonso Mascitelli, nel corso della Quinta Commissione consiliare, sia sulla la qualità della proposta di legge che istituiva il Registro Tumori, che mi vedeva come primo firmatario, sia sulle coperture economiche che erano state previste nella stessa norma. Anche i consiglieri regionali del Pd, nonostante che la proposta non venisse dalle loro file, erano concordi sull'importanza del Registro Tumori per l'Abruzzo».«Alla luce di quanto detto e verbalizzato ina una Commissione regionale tenutasi ormai a gennaio 2016», incalza ancora il 5 Stelle, «com'è possibile che la raccolta dei dati del Registro Tumori non progredisce? Perché siamo fermi al 2016? Esiste un quadro aggiornato, ad esempio, sui potenziali fattori di rischio cancerogeno nella popolazione dei comuni di Bussi e Popoli? Come è possibile che la provincia dell'Aquila abbia valori di mortalità per tumori di poco al di sotto della terra dei fuochi (fonte Istat dati elaborati da Infodata pubblicati su Sole 24 ore)? Cosa manca a questo strumento per perseguire in maniera proficua gli obiettivi e le finalità che ci si è impegnati a raggiungere? È un problema di coperture economiche? Si ha difficoltà a mostrare le correlazioni causa/effetto? ».«A questi interrogativi», conclude Smargiassi, «spero che chi di dovere dia subito risposte. Ove fosse sfuggito al PD regionale, le elezioni ci saranno a febbraio. Sino a quel momento loro sono ancora alla guida di questa regione ed i cittadini esigono risposte».

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