E’ un gioco a carte coperte ed è forte, anzi fortissima la sensazione che i nomi calati sul tavolo ieri sera da Fratelli d’Italia per la candidatura a presidente della Regione Abruzzo siano destinati a liquefarsi come neve al sole: tutti politici, ma tutti con una forte connotazione localistica e qualcun’altro con una forte controindicazione. Sono Etel Sigismondi, il coordinatore regionale di Fdi, Giandonato Morra, ex assessore della giunta Chiodi e candidato sconfitto a Teramo, Antonio Tavani di Fara San Martino e il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi. Nomi ai quali si aggiungerà sicuramente quello del pescarese Guerino Testa e che poi saranno consegnati a Giorgia Meloni. Nomi però destinati a finire quasi sicuramente nel cestino, anche se il segnale che arriva dal tavolo pescarese di Fratelli d’Italia è che il candidato presidente deve essere un politico e non un uomo della società civile, tipo La Morgia o Russo.
Sono quindi le carte coperte, quelle non ricomprese nella terna/quaterna di ieri sera, che sono destinate ad essere scelte dalla Meloni: quella dell’avvocato Augusto La Morgia, uno dei primissimi e più autorevoli nomi fatti da Fratelli d’Italia, è particolarmente osteggiato dai politici, mentre con le quotazioni in salita appare proprio Michele Russo, che sta giocando una partita tutta sua a Roma, sostenuto da Nazario Pagano di Forza Italia, per tentare di diventare lui il candidato presidente della coalizione di centrodestra.
Ma è anche facile che pure il suo nome venga bruciato: il suo avversario più determinato è proprio Biondi, che vorrebbe con tutte le sue forze correre da presidente col partito che a malapena lo trattiene e cerca di spiegargli che sarebbe gravissimo abbandonare L’Aquila. Nel frattempo la guerra scoppiata dentro Fratelli d’Italia tra politici e esterni, potrebbe far cadere la scelta proprio sulla famosa carta coperta. Ieri mattina circolava con forza il nome di Marco Marsilio, senatore di Fdi con origini di Tocco. Ma è poco probabile una sua candidatura, visto che neppure in occasione delle Politiche del 4 marzo scorso è stato candidato in Abruzzo. Come non prende forza l’ipotesi di Roberto Petri, una carriera dentro Alleanza nazionale e poi capo della segreteria del ministero della Difesa nel governo Berlusconi.
E in tanti, non solo il centrosinistra, sta pensando che forse, e tutto sommato, non sarebbe così sbagliato rinviare ancora le elezioni. I boatos della Regione raccontano che la maggioranza regionale sarebbe pronta a inviare al ministro dell’Interno la richiesta di rinviare a primavera le elezioni regionali, già fissate con decreto del presidente facente funzioni Giovanni Lolli per il 10 febbraio 2019, con la motivazione del risparmio economico: in questo modo, facendo coincidere le elezioni Regionali con le comunali e le Europee, si potrebbe votare il 26 maggio, accogliendo così le richieste dei sindaci di montagna (l’ultima è del primo cittadino di Gamberale), che temono le cattive condizioni atmosferiche e quindi di non poter fare campagna elettorale.
Un rinvio che servirebbe al centrosinistra per tentare quel recupero che ora sembra impossibile e forse al centrodestra di superare le divisioni interne, compensando qualche sacrificio con la candidatura alle Europee. Insomma, il rinvio a maggio da grande vergogna diventerebbe una grande vergogna condivisa.
ps: certo, finora sono solo boatos. Ma vuoi vedere.