Se non ci saranno «coperture credibili» ed un «secondo pilastro che garantisca sostenibilità, crescita e lavoro» le misure promesse con il contratto di Governo potrebbero «portare a più tasse in futuro e ad aumentare il tasso di risparmio già oggi». È l'analisi degli economisti di Confindustria che prevedono ancora una frenata della crescita. E avvertono: tra le cause c'è «l'incertezza » sulla «capacita di incidere sui nodi irrisolti dell'economia del nuovo Governo», «la fiducia che i mercati riporranno nella manovra economica», «la sostenibilità del contratto di Governo nelle sue componenti più onerose per la finanza pubblica: flat tax, reddito di cittadinanza, controriforma delle pensioni». Il Centro studi di viale dell'Astronomia sollecita una riforma fiscale ed una «vera» spending review dopo i «fallimenti» del passato, un piano per le infrastrutture, e che non ci sia alcun passo indietro sulle misure che hanno avuto effetti positivi sull'economia reale. E avverte: «Non smontare le riforme pensionistiche perché ciò renderebbe necessario aumentare il prelievo contributivo sul lavoro». «Superare la legge Fornero è una priorità mia, della Lega e del governo. Andare in pensione prima si può. Confindustria, Inps e burocrati europei ci daranno ragione », replica Matteo Salvini. E Luigi Di Maio dice: «Il governo non torna indietro: chi si illude, come il Centro Studi di Confindustria, sappia che si sta facendo una cattiva idea. Nella manovra ci saranno tutte le misure previste dal contratto». Le nuove stime di via dell'Astronomia sul Pil, che non tengono ancora conto delle intenzioni del Governo nell'attesa che si traducano in misure con la legge di bilancio, sono state tagliate al +1,1 nel 2018 e al +0,9 nel 2019, in ribasso di 0,2 punti rispetto alle previsioni di tre mesi prima. Questo scenario di «bassa crescita e in rallentamento, debito pubblico molto elevato e tassi di interesse in aumento», avverte il centro studi. «rende «necessario e urgente agire nella prossima legge di Bilancio». Secondo le imprese, servono certezza sulle linee di azione, un percorso di rientro del debito, misure che incidano sul Pil, coperture chiare. Anche perché «l'aumento del deficit è poca cosa rispetto agli impegni politici assunti». È «cruciale per rassicurare i mercati finanziari evitando che i primi segnali già osservati di uscita di capitali dall'Italia si possano trasformare in un pericoloso trend». E Vincenzo Boccia, leader degli industriali, ricorda: «Se sale lo spread lo pagano le famiglie, le imprese e lo stesso Stato italiano».