L'AQUILA Sono giorni cruciali, questi, sul fronte della sicurezza delle autostrade abruzzesi A24 e A25. Sia per quanto concerne i lavori legati all'adeguamento antisismico e sia per la firma del nuovo Pef, il Piano economico e finanziario nel quale saranno sanciti investimenti e tariffe. Sul primo fronte, quello della sicurezza, si conosceranno entro il 15 ottobre i risultati delle verifiche eccezionali disposte dal Ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, alla luce della crescenti polemiche delle ultime settimane, alimentate anche da alcuni servizi televisivi nazionali. Rispondendo al question time alla Camera, il ministro Cinque Stelle ha detto che nonostante la penuria di personale tecnico, i controlli sono già in corso da alcuni giorni e serviranno a trasmettere a Strada dei Parchi, il concessionario a cui per legge spetta la tutela della sicurezza, la lista delle emergenze.
SPERANZA
La speranza è che la relazione che sarà rimessa entro metà mese serva finalmente a spazzare via i dubbi sulle reali condizioni dei 339 viadotti delle due tratte. Continua, infatti, il balletto di valutazioni tra chi sostiene che quei pilastri erosi dal tempo e dalle intemperie possano collassare anche semplicemente perché sollecitati dal transito dei tir e chi, come la società, ritiene che questo rischio, in condizioni normali, non sussista. In ogni caso la grande partita della sicurezza è entrata di diritto nelle priorità nazionali. Toninelli ha annunciato l'imminente sblocco di 192 milioni di euro a cui saranno aggiunti ulteriori fondi europei (dall'asse Fsc) destinati a Lazio e Abruzzo. In tal modo, secondo Strada dei Parchi, si interverrà su quei viadotti più problematici che oggi attendono la messa in sicurezza. La partita è complessa, in particolare dopo le tensioni generate dal decreto Genova. La società non ha mai fatto mistero del rischio che si correrebbe in caso di scossa tellurica superiore a quella dell'Aquila del 2009 (magnitudo 6.3).
MODALITÀ
Le modalità costruttive di realizzazione, infatti, all'epoca non prevedevano l'adeguamento sino. Ecco perché, nel Pef, SdP aveva provato a proporre la modifica dei tracciati, privilegiando le gallerie al posto dei viadotti. Alla fine, però, il piano, stilato dal Ministero, prevederà 3,1 miliardi di lavori per la messa in sicurezza definitiva, di cui 2 a carico dello Stato e 1,1 del concessionario, da reperire sul mercato e attraverso la proroga della gestione. Di questo si parlerà il 10 a Roma, nel primo faccia a faccia tra Governo e SdP. Non si annuncia un percorso semplice. Toninelli ha detto a chiare lettere che è intenzione dell'Esecutivo rivedere il sistema delle concessioni tranciando di netto quelli che vengono ritenute dei vantaggi eccessivi. «La situazione di questi mesi deriva dall'assenza dello Stato» ha detto il Ministro senza mezzi termini, accusando anche i governi precedenti di non aver affrontato di petto la situazione. Il faccia a faccia servirà anche a capire se esistono margini per una riduzione strutturale delle tariffe, aumentate del 12,89% quest'anno ma ora tornate, momentaneamente, ai livelli del 2017, proprio dopo il caso Genova.