BRUXELLES Lo scontro tra Bruxelles e Roma è ufficialmente aperto: se il governo non cambierà gli obiettivi di deficit la Commissione Ue si prepara a bocciare il progetto di finanziaria 2019 e a chiederne formalmente la modifica entro fine ottobre, mossa mai decisa prima per nessun Paese.
La risposta del vicepresidente della Commissione Dombrovskis e del commissario Moscovici al ministro dell'economia Tria è secca, chiarissima, breve. Due paginette, 30 righe, per ricapitolare la situazione. Con questa conclusione: «A prima vista gli obiettivi di bilancio appaiono puntare a una deviazione significativa dal percorso di bilancio raccomandato dal Consiglio e ciò è causa di seria preoccupazione».
Con un'aggiunta: «Chiediamo alle autorità italiane di assicurare che il progetto di bilancio rispetti le regole di bilancio comuni». I due esponenti comunitari, dopo un lungo lavoro di calibratura del messaggio condotto con il diretto coinvolgimento del presidente Juncker e del suo staff, hanno scelto la linea dura per non creare illusioni e fraintendimenti da parte del governo italiano. Si tratta, peraltro, della linea anticipata nei giorni scorsi sia da Dombrovskis che da Moscovici, linea che la leggera correzione al ribasso dei target di deficit nominale nel 2020 e nel 2021 non hanno modificato.
I PATTI FIRMATI DA ROMA
Dombrovskis e Moscovici ricordano innanzitutto gli impegni assunti dall'Italia e la raccomandazione dell'Ecofin «sottoscritta all'unanimità dal Consiglio del 13 luglio pure dall'Italia». Quella raccomandazione indicava che l'Italia doveva «assicurare che il tasso di crescita nominale della spesa pubblica netta non superasse lo 0,1% nel 2019, corrispondente a un aggiustamento strutturale annuale dello 0,6% del pil». La nota di aggiustamento del documento di economia e finanza prevede un peggioramento del deficit strutturale pari allo 0,8% del pil e nessun miglioramento nel 2020 e nel 2021.
Nella lettera non si fa menzione dell'accordo raggiunto nelle settimane scorse con Tria di assicurare almeno lo 0,1% di aggiustamento. Accordo, in ogni caso, travolto dalla scelta del governo di un deficit/pil nominale del 2,4% nel 2019.
Nella lettera a Tria, i due esponenti comunitari aggiungono: «Prendiamo nota dell'intenzione del governo di aggiornare il Def per rivedere gli obiettivi di bilancio per il 2019-2021 (rispettivamente con un deficit/pil nominale di 2,4%, 2,1% e 1,8%) e di deviare dalla convergenza precedentemente annunciata verso l'obiettivo di medio termine di un bilancio in equilibrio in termini strutturali». E «prendiamo ulteriormente nota che i nuovi obiettivi corrispondono a un deterioramento strutturale dello 0,8% del pil nel 2019 e a un bilancio strutturale stabile nel 200-2021».
Mentre a Bruxelles i vertici comunitari preparavano la risposta, il ministro Tria aveva cercato di gettare acqua sul fuoco indicando che «i deficit fanno parte degli strumenti di politica economica consentiti dalla prassi, la manovra aumenta moderatamente il deficit, ma consente un calo del debito/pil». Il vicepremier Di Maio ha difeso la linea del governo, ammettendo che la manovra serve «soltanto a mantenere le promesse». E in serata, fonti di Palazzo Chigi, hanno fatto presente che «in merito alla lettera di risposta inviata al ministro Tria, non c'è stata alcuna bocciatura da parte dell'Ue, anche perché non è stata ancora avviata - né poteva essere - alcuna interlocuzione formale». La valutazione della Commissione Ue, si ricorda, avverrà in base al documento draft budgetary plan che sarà inviato dal Governo entro il 15 ottobre.
Ieri è andato di scena l'ennesimo scontro tra Salvini e Juncker. «Juncker e Moscovici hanno rovinato l'Europa e il nostro Paese», ha detto il vicepremier. «Spero non si ritrovi mai a dover raccogliere cumuli di macerie», gli ha risposto Juncker. Controreplica: «le macerie le lascia lui».