ROMA Le pensioni di cittadinanza, l'aumento a 780 euro degli assegni più bassi non sarà generalizzato. La misura, spinta dal Movimento Cinque Stelle, avrà le stesse regole del reddito di cittadinanza. Dunque nel decidere chi avrà diritto all'assegno si terrà conto del reddito familiare misurato attraverso l'Isee (istituto che comunque, come prevede il Def, sarà riformato). Ma soprattutto, proprio come per il reddito, possedere un'abitazione di proprietà farà scendere l'importo dell'assegno. Dai 780 euro, infatti, dovrà essere sottratto un «affitto figurativo», che nel caso del reddito di cittadinanza è calcolato forfettariamente in una cifra che oscilla da 280 a 380 euro mensili a seconda della composizione del nucleo familiare. Il progetto delle pensioni di cittadinanza, in realtà, sarà una rivoluzione nel complicatissimo sistema italiano delle pensioni più basse. Oggi ne esistono vari tipi, ognuna delle quali ha delle regole di ingresso differenti: alcune si basano sui redditi familiari, altre tengono conto, parzialmente, anche del patrimonio. Ci sono le pensioni sociali, i trattamenti minimi, le maggiorazioni sociali minime, la maggiorazione sociale al vecchio milione di lire introdotta dal governo Berlusconi. Per esempio un anziano con età pari o superiore a 70 anni senza alcuna contribuzione versata durante la vita lavorativa (ovvero in assenza di una soglia minima di contribuzione versata) è comunque garantito un reddito mensile minimo pari a circa 643,9 euro (più una tredicesima mensilità di circa 643,9 euro). Ai pensionati in possesso di una pensione previdenziale è garantita un'integrazione della pensione a calcolo fino al valore massimo complessivo di 507,42. Tutta questa giungla dovrebbe essere disboscata e sostituita dalla pensione di cittadinanza. Dei 9 miliardi destinati dal Documento di economia e finanza alle proposte del Movimento Cinque Stelle, a questo capitolo dovrebbero essere assegnati 2-2,5 miliardi. Non è ancora chiaro, o meglio non è ancora stato deciso, se la riforma delle pensioni basse si allargherà anche a quelle di invalidità civile.
LE ALTRE NOVITÀ
Per quanto riguarda invece la riforma della Fornero, sono confermate le anticipazioni della vigilia. Si potrà lasciare il lavoro con «quota 100», ma con due paletti: aver compiuto 62 anni di età e aver versato contributi per almeno 38 anni. Questo significa che a 63 anni la quota sarà 101, a 64 salirà a 102, e così via. Per il momento, invece, non è prevista la possibilità di uscire a 41 anni di contributi qualunque sia l'età anagrafica. Una misura che avrebbe fatto salire troppo i costi della riforma. Il requisito di anzianità contributiva resta, dunque, quello dei 42 anni e 10 mesi attualmente previsto. L'unica cosa che si sta valutando è il blocco dell'adeguamento alla speranza di vita che dovrebbe scattare nel 2019 e farebbe salire a 43 anni e tre mesi la soglia.