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Data: 06/10/2018
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
«Riforma Fornero una sciagura, ai precari pensione di garanzia», Spunta la proposta. Un libro di Massimo Franchi sull'inganno dell'austerity neoliberista, «Privati vogliono previdenza sociale, quota 100 non aiuta chi sta male»

L’AQUILA – “La riforma Fornero è stata una vera sciagura e va superata non potendo essere abbattuta in poco tempo, ma poi serve una pensione integrativa di 980 euro sullo schema di una base universalistica per chi è privo di altri mezzi, finanziata dalla fiscalità generale. Altrimenti si continueranno a contare le vittime dell’austerity e della conseguente privatizzazione della previdenza sociale, mentre la propaganda non smetterà di fomentare uno scontro generazionale per fare cassa utilizzando i soliti falsi miti”.

Il suo ultimo libro L'inganno delle pensioni. Come l'austerity previdenziale è stata usata per fare cassa alimentando lo scontro generazionale (Imprimatur), è uscito lo scorso luglio.

E l’autore Massimo Franchi, giornalista del Manifesto, continua a parlarne in giro per l’Italia perché l’argomento riguarda una intera popolazione.

Specie nei giorni della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def) che proprio sulle pensioni vede il governo Lega-M5s a favore di un'accelerazione dei tempi di pensionamento dei lavoratori italiani rispetto alle norme in vigore.

Il tutto nel bel mezzo della già citata propaganda dell’Austerity, che non smette di ‘piovere’ dal cielo oscuro dell’Unione Europea a guida franco-tedesca.

Una propaganda, spiega Franchi ad AbruzzoWeb, di “chiara matrice neoliberista che ha imposto una visione, in questi anni, che ha portato a credere che la riforma Fornero fosse l'unica possibile in un clima di austerità e, appunto, propaganda neoliberista”.

“Niente di più falso – dice Franchi – perché in Europa, oggi, il sistema contributivo è adottato solo in Italia, Svezia, Lettonia. Tutti gli altri Paesi, compresi Germania, Francia, Spagna, utilizzano in tutto o in parte il modello retributivo”.

“La pensione di garanzia – spiega quindi la proposta – non avrebbe alcuna spesa immediata e coprirebbe i buchi previdenziali a chi, sempre a causa proprio dell’austerity e dell’economia neoliberista, si ritrova spesso fuori dal mondo del lavoro. I soldi, comunque, ci sono, basta andare a toccare qualcosa degli 80 miliardi risparmiati ‘grazie’ alla sciagurata riforma Fornero, evitando in tal modo di tagliare il già magro stato sociale. Perché la 'Fornero', va ricordato, è stata il provvedimento con cui lo Stato ha risparmiato più soldi, appunto 80 miliardi in 10 anni, per tenere a bada il debito pubblico come chiesto nella famosa lettera della Banca centrale europa nel 2011".

Secondo il giornalista, in ogni caso, “L’obiettivo in Italia è sempre stato quello di privatizzare la previdenza sociale. E la riforma Fornero, tagliando la spesa pensionistica, ha ‘lavorato’ in quella direzione. Ora c’è questo tentativo di superarla, ma la quota 100 è rischiosa. E favorisce in particolare chi ha subito meno la crisi, cioè i lavoratori del nord e i dipendenti pubblici anche se da qualche parte si doveva cominciare. Certo è che le promesse fatte in campagna elettorale sono sparite”.

Nel libro, viene spiegato che “Il sacrificio (imposto dalla riforma Fornero, ndr) naturalmente, non è stato chiesto ai potenti, ai ricchi, bensì ai pensionati e ai pensionandi, lavoratori su cui si era già abbattuta da qualche anno la più grave crisi economica del dopoguerra. E ancora oggi non sappiamo quanti siano realmente gli esodati colpiti dalla riforma, coloro rimasti senza stipendio, senza pensione e senza ammortizzatori per un lungo periodo a causa dell'innalzamento improvviso di almeno cinque anni dell'età pensionabile”.

“Occhio, poi, alla propaganda sulle pensioni d’oro, perché tagliandole si possono imporre dei sacrifici anche a chi prende meno di 4.500 euro, arrivando cioè a toccare anche chi prende pensioni molto più basse”, fa notare infine.

“Anche a Bruxelles va ricordato che la pensione non è un regalo ma un diritto – conclude – e lo stesso va fatto con i francesi e soprattutto i tedeschi che ci danno lezioni sui conti pubblici”.

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