PESCARA Acque agitate a sinistra del Pd, dove le tensioni accumulate alle ultime elezioni politiche in casa di Leu, il cartello di Liberi e uguali guidato dall'ex presidente del Senato Piero Grasso, sembrano riaffacciarsi in Abruzzo proprio in vista delle regionali. I due principali componenti: Articolo1 e Sinistra italiana non sembrano infatti del tutto in sintonia in materia di alleanze, e all'interno dello stesso Articolo1 c'è da registrare lo sfogo del sottosegretario della giunta regionale, Mario Mazzocca rispetto alla posizione assunta dalla collega Marinella Sclocco, schierata apertamente con Giovanni Legnini ancor prima che l'ex vice presidente del Csm abbia sciolto le riserve sulla sua candidatura a governatore.
Mazzocca smorza l'entusiasmo della Sclocco e si capisce che nel mirino c'è proprio la compagna di partito e assessore alle Politiche sociali: «Temo che certe sollecitazioni a mezzo stampa siano non solo infruttuose, ma anche controproducenti. Giovanni Legnini - osserva Mazzocca - è un ottimo candidato, di gran lunga il migliore che l'Abruzzo oggi riesca ad esprimere. Tuttavia - è l'altra premessa -, senza una reale discussione tematica, approfondita, puntuale e previdente, rischieremmo di bruciare tutto e tutti». Mazzocca chiede di partire dai nodi rimasti irrisolti nel corso della legislatura, a partire dalla «mancata collegialità di coalizione» che il capogruppo di Articolo1 attribuisce a «una debolezza intrinseca delle strutture partitiche e ad una modalità eccessivamente leaderistica di vivere il ruolo della presidenza regionale».
RIFERIMENTI
Anche qui il nome non c'è ma è quello dell'ex governatore Luciano D'Alfonso, oggi sui banchi del Senato. Mazzocca è ancora più chiaro quando aggiunge che: «Gli abruzzesi hanno bisogno di risposte, e queste non passano per le biografie». Come dire: prima di guardare ai galloni, apriamo un tavolo sulle cose da fare. Poi c'è l'altra tentazione, a cui starebbe guardando una parte di Sinistra italiana: puntare a mettere in piedi un quarto polo in vista delle regionali, autonomo dalla coalizione che si sta costruendo attorno a Legnini, formato da tutti i partiti e i movimenti della cosiddetta sinistra antagonista. Un progetto al quale sta lavorando anche Potere al popolo nella prospettiva delle europee, ma che potrebbe essere sperimentato proprio in Abruzzo, non nuovo a fare da laboratorio della politica nazionale. Uno dei leader di Potere al popolo è, tra l'altro, il pescarese Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista, allergico a qualsiasi avvicinamento al Pd.
Nello stesso Pd, proprio per costruire un campo aperto attorno a Legnini e libero da steccati ideologici, c'è chi suggerisce di rinunciare alla presentazione di nome e simbolo del partito per affrontare la tornata delle regionali con un grande contenitore civico. Una novità assoluta nella politica abruzzese, presa in prestito dall'esperienza dei piccoli Comuni, che desta però ancora qualche perplessità. Intanto Legnini attende di conoscere anche le mosse dei propri avversari. Il candidato del centrodestra non c'è ancora, e sembra che il nome del titolare della Mirus, Michele Russo, sia tramontato definitivamente rispetto alla rosa che era stata attribuita a Fratelli d'Italia. La linea espressa in un documento dal coordinamento regionale del partito (candidato politico e non esterno), avrebbe convinto Giorgia Meloni a soprassedere su Russo, per evitare pericolose conseguenze sia in casa di FdI che tra gli alleati. Tra l'altro, gli accordi faticosamente raggiunti dal centrodestra al tavolo nazionale, che in Abruzzo attribuivano a Fratelli d'Italia l'indicazione del candidato governatore, potrebbe essere rimessi in discussione. E si tratterebbe di un'altra grande sorpresa.